Ho letto tutto d’un fiato (e consiglio di fare altrettanto) l’intervista pubblicata da Che-Fare.com (https://www.che-fare.com/uscire-dal-vecchio-mondo-dialogo-con-fabrizio-barca/) a Fabrizio Barca, promotore della Strategia nazionale delle Aree Interne ed ex Ministro.
Nel dialogo con Filippo Tantillo e Giovanni Carrosio, entrambi a lavoro nel Comitato Nazionale delle Aree Interne, i temi toccati da Barca sono stati interessanti e numerosi. Come i sentimenti contrastanti, gli entusiasmi e le resistenze incontrate in questa prima fase di sperimentazione della Strategia.
Quello che si può leggere è un confronto franco e sincero. A Barca non sono sfuggite le tante energie frustrate nascoste nell’Italia minore che in qualche modo devono essere liberate e sprigionate. Né ha voluto tacere le difficoltà, le aspettative che sono andate deluse e le opposizioni arrivate da chi ha avvertito un pericolo per le proprie posizioni di rendita. Allo stesso modo, pur riservando critiche a quella classe dirigente locale non sempre pronta a mettersi in discussione, nessuno degli interlocutori ha negato il senso di impotenza degli amministratori locali che invece le cose le vorrebbero cambiare, di chi ha fatto sulla Strategia investimenti morali e sentimentali, di chi si è iscritto a quella che hanno definito come la comunità militante delle Aree Interne.
Gli aspetti positivi ovviamente non mancano. La nuova sensibilità ai contesti territoriali periferici acquisita da pezzi importanti dello Stato centrale e da alcune regioni è comunque un risultato importante che segna una discontinuità evidente con il passato più o meno recente. Così come la crescente e diffusa consapevolezza che esiste una parte di Paese non presidiata è in qualche maniera collegata all’avvio della Strategia. Non deve essere sottovalutato, infine, l’inaugurazione di un primo esperimento su scala nazionale di quella che Minervini ha chiamato “politica generativa” . Tutto questo non è poco e contribuisce ad un bilancio che lo stesso Barca definisce in chiaroscuro.
Segno che la strada da fare è ancora lunga. Non che sia sbagliata.
PS: da notare che le aree appenniniche tra Campania, Basilicata e Puglia (dunque noi) sono citate da Barca come tra quelle con maggiori difficoltà. Immaginavo. Il fatto è che da queste parti uscire dal Vecchio Mondo costa una fatica terribile.