Mi sarebbe piaciuto essere a Napoli lo scorso 4 maggio. Perché i numeri iniziano ad essere interessanti.
Più di 300 Sindaci a protestare contro la Legge Delrio e l’accorpamento coatto dei Piccoli Comuni. Oltre 150 adesioni formali al ricorso al TAR che chiederà la dichiarazione di incostituzionalità della legge voluta dal braccio destro di Renzi.
Nella capitale del Sud, insomma, si è celebrata una giornata che rischia di essere ricordata come l’inizio di qualcosa di importante. I Sindaci ribelli, convocati da ASMEL ed ANPCI, ed arrivati da ogni parte d’Italia, hanno dimostrato di voler fare sul serio e di voler opporsi con forza al provvedimento del governo Renzi che, a partire dal 1 Gennaio 2016, potrebbe far perdere l’autonomia delle principali funzioni amministrative agli oltre 5 mila Comuni italiani definiti “Piccoli”, ovvero con meno di 5 mila abitanti.
Si sono schierati, fieri ed orgogliosi, con le loro fasce tricolori provenienti da tutt’Italia. Accompagnati da decine e decine di faldoni di carta a testimoniare l’enormità di norme e di burocrazia con cui quotidianamente devono lottare assumendosi responsabilità pesanti sul piano politico, amministrativo e legale.
Nel mirino, l’obbligo di esercizio associato delle funzioni fondamentali frutto – ripetono tutti i Sindaci in coro – di una legge caotica, inapplicabile, irrazionale e finanche incostituzionale.
Ecco il perché della via giudiziaria. I Comuni nel ricorso al Tar contestano l’incostituzionalità della norma perché lede il principio di autonomia degli Enti Locali, garantito dalla Costituzione, ma soprattutto la sua irragionevolezza in quanto i dati ISTAT sulla spesa dei Comuni evidenziano che i Piccoli hanno una spesa annua di 852 euro pro-capite a fronte della media nazionale di 910 euro e della media dei grandi Comuni pari a 1.256 euro. Dati che, secondo l’ASMEL, dimostrerebbero in maniera incontrovertibile che non c’è nessuna correlazione tra le piccole dimensioni dell’Ente ed i costi di gestione. Anzi (aggiungerei io) è proprio nei Piccoli comuni che si contengono meglio i costi per via dello stretto rapporto tra cittadini ed amministratori e dunque del controllo sociale più elevato.
Ma non c’è stata solo la protesta a Napoli. I Sindaci, infatti, si sono detti disponibili a trovare soluzioni alternative per l’associazionismo dei Piccoli Comuni. L’importante, hanno detto, è che non sia coatto ed irrazionale come adesso. A tal proposito, Franca Biglio, presidente nazionale di ANPCI, è stata chiarissima: “sarebbero sufficienti poche modifiche alla normativa, magari scritte con il contributo degli addetti ai lavori, per superare lo stallo attuale generato proprio da quanti come Fassino propugnano come “soluzione finale”, l’azzeramento totale dei comuni”.
Già! Ed allora perché non si fa così?