Da un estremo all’altro. L’articolo di Massimiliano Scagliarini su La Gazzetta del Mezzogiorno di ieri (22 maggio) è una bomba già dal titolo: “Il PSR della Puglia è tutto sbagliato”. Ed ancora: “72 pagine di critiche. Dalla UE 640 osservazioni”. La replica di oggi degli esponenti di punta della Regione Puglia, invece, è tutto un minimizzare. A loro dire, infatti, si tratterebbe sostanzialmente di “normale dialettica, di normale interlocuzione con Bruxelles e di osservazioni standard”. L’Assessore Nardoni, in particolare, quasi si è offeso.
Ora, visto che con il Piano di Sviluppo Rurale non si scherza (si parla di 990 milio di fondi europei per il prossimo settennato) e che è praticamente impossibile che un documento così importante abbia due interpretazioni così opposte, ho cercato di fare da me.
Quindi, ho recuperato queste famigerate 72 pagine dei burocrati europei (che di partenza non godono delle mie simpatie) per capire cosa diavolo vogliono dalla nostra Regione. Il risultato è stato sconfortante.
Con i miei occhi ho letto che “il PSR è palesemente in fase di definizione”, dunque incompleto. Che il suo principale punto di debolezza sta nel fatto che l’identificazione dei bisogni e la strutturazione delle risposte non hanno una struttura chiara, coerente ed integrata. Che “le misure proposte dovrebbero affrontare e dare una risposta ai punti di forza e di debolezza”. Ed ancora che “sebbene l’analisi SWOT descriva problemi sociali rilevanti, quali l’alto tasso di disoccupazione giovanile e emigrazione, la mancanza di servizi essenziali nelle aree rurali, invecchiamento della popolazione e fenomeni di marginalizzazione, questi non vengono trattati in modo adeguato dalle misure proposte”. In definitiva, secondo Bruxelles “la Regione dovrebbe affrontare questi problemi sociali in una maniera più focalizzata”.
Anche dal punto di vista dei problemi ambientali, le censure europee sono notevoli: “la valutazione dei bisogni e la strategia proposta dovrebbero rispecchiare in modo più accurato la situazione e ciò che è necessario fare per la protezione della biodiversità, delle acque e del suolo. La strategia deve essere sottoposta a una profonda revisione per riflettere le necessità ambientali effettive”. Insomma, tutt’altro che argomentazioni di poco conto. Tanto che, alcune righe dopo, arriva anche l’umiliazione: “i servizi della Commissione restano a disposizione della Regione per fornire il sostegno necessario nella programmazione delle misure le più adeguate nel PSR”.
Neanche il tema dell’innovazione si salva (“non è adeguatamente trattato nel PSR”) e men che meno quello dell’acqua le cui previsioni “individuate nel piano di gestione del bacino idrografico non sono descritte in modo accurato nel PSR” tanto che “non è chiaro in che modo si procederà per migliorare la qualità dell’acqua”. Aiuto!
Sul dissesto idrogeologico, poi, si sfiora il ridicolo con l’Unione Europea che invita la Regione “a inserire nel PSR figure leggibili”.
Vendola, inoltre, viene bacchettato persino su un presunto cavallo di battaglia, il capolarato in agricoltura. Sostengono i tecnici europei, infatti, che nel PSR della Puglia “non viene fatto alcun cenno all’occupazione illegale in agricoltura nella Regione”. Possibile ?!?
E così, si continua per 72 pagine filate. Tra una raccomandazione ed una censura, tra un rilievo ed una critica, tra un suggerimento ed una ammonizione.
A me (ma potrei sbagliarmi …) sembra che il PSR ne esca malissimo. E neanche la difesa d’ufficio della Regione mi tranquillizza più di tanto.
In ogni caso, dicono ci sia ancora tempo per sistemare e migliorare tutto. Sarà, ma il Programma riguarda il periodo 2014 – 2020 e noi siamo a metà 2015…