Fine dell’autonomia dei Piccoli Comuni anche in Sardegna.
Le Regioni, ormai, approfittando dello spazio legislativo volutamente lasciato vacante a livello centrale, fanno a gara per eliminare più velocemente possibile i c.d. “mini enti”. Così, oltre al danno irreversibile che sarà inferto al sistema delle autonomie locali e a tutti i territori marginali, rurali e montani d’Italia (isole comprese), assisteremo al consueto spezzatino di leggi e presunte riforme tutte diverse da Regione a Regione. Non è difficile immaginare la confusione istituzionale che avremo di qui a qualche anno. Al confronto, il caos determinato con la finta abolizione delle Province sarà niente.
Intanto a Cagliari l’Assessore agli Enti Locali Cristiano Erriu annuncia con grande enfasi che “finalmente la legge di riforma vede la luce” sancendo un principio (finora) unico nel panorama italiano: l’obbligatorietà di aderire ad una Unione di Comuni da parte di tutti i Comuni della Sardegna.
Sarebbero innumerevoli, secondo Erriu, i vantaggi per i Piccoli Comuni. Ed allora, viene da chiedersi, perché mai non si siano uniti prima e spontaneamente. Che sciocchi!
Immagino, sia colpa dei soliti campanilismi, oppure dei Sindaci gelosi del proprio orticello o anche delle classi dirigenti locali non adeguate. Ed allora, ci ha pensato la Regione. In uno slancio di generosità istituzionale senza pari.
Peccato che, sempre per il loro “bene”, sia stato necessario cancellarne autonomia e democrazia… Ma questi sono dettagli!
Non sono dettagli, invece, le prescrizioni della legge sarda. Le Unioni dovranno essere costituite da un minimo di quattro comuni e a partire da almeno diecimila abitanti. Saranno considerate come unioni anche le “città medie” (ad esempio Olbia, Nuoro, Oristano e l’insieme Carbonia-Iglesias), mentre i centri con più di trentamila abitanti potranno decidere, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge, di formare una “rete urbana” con i piccoli comuni vicini (che in questo caso finiranno appunto nella… rete).
Interessanti e condivisibili alcune obiezioni arrivate dai banchi della minoranza ed in particolare di Forza Italia, i cui consiglieri hanno criticato l’obbligatorietà che rischia di essere solo “il preambolo che serve a cancellare i piccoli comuni, tendenza confermata del resto da una proposta di legge nazionale del Pd che prevede l’accorpamento dei comuni fino a 5000 abitanti” e posto l’accento sul processo di accentramento senza precedenti che determinerà conseguenze negative anche per le piccole aziende sarde che saranno tagliate fuori da molti servizi (sarebbero ancora più interessanti, tuttavia, se trovassero seguito, continuità e coerenza anche laddove Forza Italia è in maggioranza).
Nessuna apertura, invece, dalla Regione che per bocca del solito Assessore Erriu ha ribadito che “le Unioni di Comuni sono la migliore risposta al rischio di spopolamento e alla scomparsa dei piccoli centri”.
E pensare, invece, che la risposta al rischio spopolamento in Sardegna ce l’hanno in casa. Basterebbe impegnarsi per far approvare il disegno di legge dell’on. Romina Mura.
Ma questa è un’altra storia (http://www.ilfossodihelm.com/piccoli-comuni-una-legge-contro-lo-spopolamento/).