Asmel ha vinto. I Piccoli Comuni hanno vinto. Venerdì scorso il TAR Lazio ha accolto il ricorso per l’affermazione dell’incostituzionalità della norma che imponeva l’accorpamento forzato dei Comuni con meno di 5 mila abitanti. Il famigerato Decreto Calderoli del 2010 (e le sue successive modifiche ed integrazioni cui hanno contribuito tutti i governi successivi da Monti a Renzi) è stato ritenuto viziato in maniera rilevante e non manifestatamente infondata poiché in contrasto con diversi articoli della Costituzione. Di conseguenza, i Giudici Amministrativi hanno ordinato l’immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale.
La decisione del TAR è stata accolta con soddisfazione dall’ANPCI, l’Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni presieduta dalla battagliera Franca Biglio, che da tempo aveva evidenziato l’irragionevolezza della norma ed il contrasto della stessa con i principi costituzionali in materia di eguaglianza ed autonomia.
L’ammonimento di ASMEL è tuttavia chiaro e condivisibile: “le battaglie politiche tuttavia non si vincono nelle aule giudiziarie”. C’è bisogno, in altri termini, di continuare a contrastare culturalmente il pensiero dominante, rappresentato via via da ANCI e dai vari Fassino, Lodolini, Serracchiani e Delrio, fautore di norme ingarbugliate, di riforme improbabili (dalle Province alle Aree Vaste), di fusioni illegali e di pasticci irraccontabili… a scapito degli Enti locali e soprattutto dei cittadini.
Governi e partiti devono ormai comprendere che l’unica strada condivisibile e percorribile è quella dell’associazionismo di servizio, volontario, autonomo, concreto.
E più di ogni altra cosa devono comprendere che l’Italia non può privarsi dei Piccoli Comuni e delle proprie radici.