Da quando esiste questo blog ho raccolto decine di testimonianze di Sindaci “ribelli” che provano a far sentire la voce del territorio, che non si piegano agli ordini di partiti, che provano a risvegliare le coscienze di chi ci governa. Dalla manifestazione di Volterra dello scorso anno, passando per la clamorosa protesta del 2 ottobre 2015 (con oltre 500 Piccoli Comuni rimasti simbolicamente chiusi per “tagli”), gli ultimi mesi sono stati ricchi di iniziative, di manifestazioni e di atti di coraggio, spesso anche solitari.
Nelle ultime ore, meritano di essere condivisi due appelli pubblicati in rete. Il primo è di Tiziana Magnacca, Sindaco di San Salvo, che ha scritto a Mattarella, Gentiloni e Decaro per lanciare un nuovo grido dall’allarme: “I Comuni sono ridotti al collasso, venite a trovarsi e vedrete come lavoriamo“.
Ecco uno dei passaggi più significativi della lettera: “Chiediamo di mettervi nei panni di noi sindaci e dei Comuni più piccoli che costituiscono l’ossatura della nostra Italia. E’ il tempo di stringere la cinghia, partendo sicuramente dalle spese ministeriali e di destinare quelle risorse ai piccoli Comuni. Il nostro è un territorio collassato, al limite della sopravvivenza, non più in grado di sostenere emergenze“.
Ma non è solo la drammatica emergenza maltempo ad aver convinto Magnacca a scrivere. “Non siamo supportati da risorse necessarie in grado di rispondere in concreto e fattivamente alle richieste di sicurezza pubblica – ha infatti aggiunto – e sono applicate solo fredde logiche ragionieristiche e principi contabili che non tengono in alcun conto le necessità delle popolazioni”.
Dalla Sardegna, invece, Laila Dearca, Sindaco di Teti, affida ad un post su facebook il suo appello: “Ci tolgono le risorse e con loro la possibilità di operare, ci soffocano con una asfissiante burocrazia, ci lasciano da soli, senza mezzi e senza personale pretendendo di dover decidere per noi ma poi affermano che la responsabilità del loro stesso operato e della loro inefficienza è dei sindaci e dei comuni. E mentre loro scaldano le loro comode e remuneratissime poltrone noi non solo a metterci la faccia con le popolazioni, a raccogliere rabbia e dolore ma a rischiare anche la vita per loro e con loro”. Ed ancora: “È arrivata l’ora di finirla con lo scaricabarile, è arrivata l’ora che i piani alti, a tutti i livelli si prendano le loro responsabilità, è arrivata l’ora di sollevare la testa e di pretendere rispetto e dignità per i comuni, per i sindaci ma soprattutto per i nostri cittadini, è arrivata l’ora di riavere la nostra autonomia”.
Con una classe politica nazionale totalmente staccata dalla realtà e con la stragrande maggioranza dei giornalisti pronti ad alimentare lo storytelling renziano, non è un caso che questo tipo di SOS arrivi dai Sindaci ed in particolar modo da quelli dei Piccoli Comuni. Per provare a rimettere in sesto l’Italia è necessario partire da loro. Dalla realtà, dai cittadini, dai comuni e dai territori.