La Democrazia 2.0 è anche questo. In Friuli, ad esempio, le Unioni Territoriali Intercomunali (UTI) volute dalla Serracchiani per avviare la cancellazione dei Piccoli Comuni, dopo le tante resistenze incontrate, non saranno più obbligatorie come nella prima versione. Anzi, partiranno già dal 15 aprile, ma solo per gli Enti che aderiranno volontariamente. In modo che nessuno possa più parlare di imposizioni ed obblighi dall’alto.
Ma c’è un ma. Tutti gli altri, cioè i Piccoli Comuni dissidenti, contrari o più semplicemente liberi, pagheranno un prezzo salatissimo. Chi non si associa “volontariamente”, infatti, non potrà poi accedere al fondo di perequazione e dunque non avrà accesso ad una quota consistente dei trasferimenti regionali. In altri termini, i Piccoli Comuni liberi subiranno tagli anche del 45%. L’autonomia, in questo modo, diventerà un lusso per pochi, pochissimi. O forse per nessuno.
Non a caso, il Messaggero Veneto del 23 febbraio titola: “Dalla Regione stangata sui contributi per i Comuni che non aderiscono alle UTI”. Della serie: o fai come ti dicono, o muori di fame.
Un vero ricatto, lo definisce il leader dell’opposizione regionale Riccardo Riccardi. Che denuncia: “I Comuni non saranno più in grado di chiudere i bilanci, né di erogare i servizi e quindi si vedranno costretti a deporre le armi aderendo alle UTI”.
Occhio! Le chiamano riforme. Da squali.