So che ci sono mille problemi ma se, da Sindaco e cittadino, dovessi indicare una sola priorità al nuovo Ministro del Sud, Barbara Lezzi, o a qualsiasi altro big della politica meridionale a favore o contro il governo Conte, comincerei dallo spopolamento giovanile.
Ai tantissimi giovani che lasciano la propria Terra in cerca di fortuna e di lavoro al Nord o all’Estero, infatti, se ne aggiungono altrettanti che preferiscono “anticipare” il momento del distacco dai territori di provenienza per andare a studiare nelle università settentrionali.
Secondo un dato pubblicato da La Repubblica, solo a causa dell’emigrazione intellettuale il Mezzogiorno perde 157 mila giovani e circa 3 miliardi di euro all’anno. Una doppia emorragia che va assolutamente fermata e che, come si vede, impoverisce il Sud sotto tutti i punti di vista.
Il dato elaborato dallo Svimez è eloquente. Tra le regioni più interessate dalla migrazione universitaria la Sicilia e la Puglia con oltre 40 mila studenti “prestati” al Nord.
Da far tremare i polsi il commento del direttore dello Svimez Luca Bianchi: “è evidente che la perdita di una quota così rilevante di giovani ha, già di per sé, un effetto sfavorevole sull’offerta formativa delle università meridionali. Ben più gravi, tuttavia, sono le conseguenze sfavorevoli che derivano dalla circostanza che, alla fine del periodo di studio, la parte prevalente degli studenti emigrati non ritorna nelle regioni di origine, indebolendo le potenzialità di sviluppo dell’area attraverso il depauperamento del cosiddetto capitale umano, uno degli asset più importanti nell’attuale contesto“.
L’istituto, inoltre, ha tradotto questo fenomeno migratorio in un calcolo delle ricadute economiche, cominciando dallo stimare la riduzione dei costi sostenuti dagli atenei per i diversi corsi di studio (costi docenti, costi servizi didattici, costi delle infrastrutture). Si arriva così a stimare che al Sud ci sia circa un miliardo annuo di minore spesa della Pubblica amministrazione dovuta alla iscrizione fuori circoscrizione” di studenti studenti meridionali. Ma non è tutto. Bisogna infatti considerare che i ragazzi che si spostano consumano, e nel caso specifico andranno a farlo sui tessuti industriali e commerciali del Nord. “Il valore complessivo dei consumi privati che, per effetto della migrazione universitaria, viene trasferito dal Sud al Nord è di circa 2 miliardi”.
Così si arriva alla perdita complessiva di consumi pubblici e privati stimata in 3 miliardi. Bianchi traduce questi valori sul livello del Pil meridionale e conclude che il reddito aggregato del Sud ne ha perso 0,4 punti percentuali.
Insomma, a causa dello spopolamento giovanile, il Sud è sempre più povero di giovani, di idee, di energie e di futuro. Ma anche di soldi, di economia e di PIL. Tutto a vantaggio del Nord che ci guadagna capitale umano e consumi.
Chi vuole aiutare il Sud, perciò, deve aiutare innanzitutto i suoi giovani. Questa dovrebbe essere una assoluta priorità per la politica nazionale. Ma se ne parla troppo poco…