Su questo blog (da avvocato pentito e lettore curioso) ho già avuto modo di parlare di Giustizia suggerendo la lettura del coraggioso libro dell’ex magistrato “di sinistra” Piero Tony.
Manco a farlo apposta, talune argomentazioni del giudice mi tornano immediatamente attuali leggendo quello che è successo agli ultimi due Sindaci di Foggia (Gianni Mongelli e Franco Landella) destinatari, insieme ad altri, di un avviso di garanzia per aver “omesso di rispondere ad istanze ricevute dal Servizio di vigilanza sull’igiene e la sicurezza dell’amministrazione della giustizia (VISAG) nelle quali gli si chiedeva, in qualità di Sindaco del Comune di Foggia, di comunicare le iniziative intraprese dall’amministrazione comunale al fine di garantire la sicurezza e la salute dei luoghi di lavoro presso il palazzo di Giustizia di Foggia”.
Mentre appare persino superfluo sottolineare il grande risalto dato dalla stampa locale alla notizia (con annesse dichiarazioni di solidarietà dei rispettivi schieramenti politici degli interessati), ho trovato irresistibile la provocazione di Antonio Blasotta, fondatore della Casa Editrice “Il Castello” e direttore de “Il Mattino di Foggia”.
Nell’editoriale di ieri, infatti, Blasotta interviene sulla vicenda senza timori reverenziali e con la consueta arguzia chiede: “Signor giudice, perché non un avviso di garanzia per la Capitanata sgarrupata?”
Già, perché se il principio è che il politico risponde penalmente per la mancata esecuzione dei lavori del tribunale, allora si possono aprire scenari davvero sorprendenti.
Dice Blasotta: “Strategia interessante, per quanto inusuale, quella della magistratura foggiana nel fare appello a responsabilità, anche indirette, della classe politica e dirigenziale per scuotere risposte concrete ai bisogni di una comunità”.
Ed allora, pensando alla “incolumità delle migliaia di studenti che frequentano le scuole di Foggia e provincia sprovviste di agibilità ed elementari condizioni di sicurezza certificate, perché cadono a pezzi” o alla “incolumità di centinaia di persone costrette quotidianamente a percorrere le strade pericolosissime, perché dissestate, soprattutto del Subappennino e del Gargano”, scatta la provocazione: “Signor giudice, perché non un bell’avviso di garanzia, sempre per omissione in atti d’ufficio, anche ai dirigenti scolastici, al presidente della Provincia e, su su per la scala delle responsabilità, ai Ministri della Pubblica Istruzione, delle Infrastrutture e dei Trasporti, al capo del Governo Matteo Renzi? Per quanto platonicamente defettibile nel merito (ma “Protagora” docet), nel metodo sarebbe socraticamente auspicabile: accenderebbe, in un sol colpo, tutti i riflettori che contano sulla nostra Capitanata bella e sgarrupata. E Dio solo sa quanto ne abbiamo di bisogno”.
La portata della vicenda, peraltro, non è sfuggita neanche al Sindaco di Lucera e Consigliere Provinciale Antonio Tutolo che dal suo profilo facebook ha tuonato: “Avviso di garanzia a Landella, Belgioioso etc: Anche io sono stato diffidato ad eseguire lavori per mettere in sicurezza i locali del tribunale di Lucera. Verrò denunciato per omissioni in atti di ufficio e probabilmente subirò un processo. Vi sembra giusto che debba spendere i soldi dei cittadini di Lucera per fare dei lavori nei locali del tribunale per farlo utilizzare come deposito del tribunale di foggia ? A me no . . . E non li spenderò . . . Ho ben altre priorità e non ho somme a disposizione . .”.
Ed allora, il pezzo di Blasotta non è importante solo perché provocatorio. Ha il merito, magari strappando anche un sorriso, di partire da una vicenda giudiziaria (che non mi sembra grave) per mettere a fuoco il cuore del problema, cioè – a netto di negligenze che non meritano difesa – il sempre più possibile cortocircuito tra “responsabilità” e “possibilità” ovvero tra doveri di ufficio e mancanza di risorse.
Perché, se non si riequilibra la capacità in concreto di operare con i tanti doveri imposti da migliaia di norme scoordinate e confuse (o, per altro verso, non si ridisegna il quadro delle competenze istituzionali in funzione delle risorse disponibili), non c’è che altro da fare che costituirsi e dichiararsi colpevoli.