È storicamente assodato che tra i motivi che spinsero gli alleati a bombardare in maniera massiccia la città di Foggia nel 1943, vi era l’esigenza di distruggere la stazione ferroviaria, considerata tra i più importanti snodi del meridione. Il conto pagato dalla Città di Foggia fu, per questo, salatissimo. Con oltre 20.000 vittime ed interi quartieri completamente rasi a suolo.
“Il 22 luglio del ’43, quando l’orologio della stazione segnava le 9,43, il cielo si oscurò improvvisamente”. Inizia così la testimonianza di Luca Cicolella che continua: “Le prime bombe cadono sulla stazione, fracassandosi con inaudita violenza sui fabbricati e chiudendo gl’ingressi dei sottopassaggi da cui giungono strazianti grida di dolore. Qualche minuto prima è giunto un treno proveniente da Bari. Moltissimi viaggiatori sono stati colti di sorpresa proprio mentre attraversavano i sottopassaggi. Altri sotto l’infuriare del bombardamento hanno creduto di potersi riparare negli stessi sottopassaggi. Invece sono andati incontro alla morte certa…”
D’accordo. Questa volta l’ho presa un po’ alla lontana. Ma credo fosse necessario. Perché qui non si rischia di perdere un “servizio”, ma un pezzo di storia della Città di Foggia e dell’intera Provincia. Lo ha ricordato, giustamente, Rosa Barone, la neo-consigliera regionale del Movimento 5 Stelle che ha scritto: “Vorrei ricordare che a causa dell’importanza della nostra stazione morirono 22 mila foggiani”. Più chiaro di così.
È questa, a mio parere, la reazione migliore alle recenti dichiarazioni dell’AD di Ferrovie dello Stato, Michele Elia, che al Corriere del Mezzogiorno ha confermato che dal prossimo 5 luglio sarà operativo il cosiddetto baffo di Cervaro, che potrebbe escludere la stazione di Foggia dall’alta velocità e fare in modo che i treni tra Roma, Bari e Lecce possano bypassare il capoluogo dauno (“tutto”, dice, “sarà legato alla domanda di traffico”).
Ricordare e riscoprire la Storia (con la S maiuscola) per riaffermare la dignità di una Terra ormai troppo spesso calpestata e sacrificata. Di una Provincia che a forza di perdere “pezzi” e di essere bypassata finirà per dimenticare se stessa e per ignorare che un tempo è stata persino importante e strategica.
Ed allora, quando anche la Memoria sarà cancellata, neanche le medaglie al Valor Civile serviranno più. Figuriamoci i comunicati stampa e le dichiarazioni del “giorno dopo” di chi arriva sempre a battaglia persa e con la faccia pulita...