Una cosa buona che potrebbe diventare un’opportunità interessante. Qualche giorno fa, il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha firmato i il decreto con il quale apre alla possibilità di sperimentazione in aree montane di punti nascite inferiori ai 500 parti annui, a condizione che vengano mantenuti gli standard di qualità e di sicurezza previsti dalla normativa.
Il decreto, che recepisce le istanze portate avanti dall’Intergruppo parlamentare della montagna, affida al Comitato Percorso Nascita Nazionale il compito di esprimere un motivato parere su eventuali richieste di mantenimento in attività di punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti annui, in deroga a quanto previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010.
Ogni Regione, in pratica, potrà chiedere l’applicazione della deroga al Ministero delle Salute e, dunque, individuare dei punti nascita anche in territori con numeri inferiori allo standard nazionale. Come il nostro.
Ed allora il decreto, che prevede anche la possibilità di sperimentare in zone montane un servizio di ostetricia ad hoc, potrebbe rappresentare un’inaspettata opportunità per i Monti Dauni (considerati Area Interna pilota dalla Regione Puglia) e per quel che resta dell’ospedale Lastaria di Lucera. Molto dipende dalla Regione e dalla forza, voglia e convinzione che vorrà metterci in questa possibile sperimentazione.
Di certo, però, sembra possibile un aggancio alla Strategia Nazionale Aree Interne che proprio della riorganizzazione sperimentale dei presidi medici e sanitari fa uno dei propri capisaldi. Ed allora, quantomeno il tentativo va fatto da parte di tutti.
Come sempre più spesso ci stiamo dicendo, quindi, i Monti Dauni potrebbero rappresentare un’occasione incredibile per Lucera (il Lastaria) ed una parte importante della Capitanata.
“Un’Italia nella quale si rischia di partorire dentro un’auto non è quella per la quale ci stiamo battendo”, ha detto a tal proposito il deputato Enrico Borghi del PD in qualità di presidente dell’intergruppo parlamentare per la montagna. Per poi aggiungere: “Fortunatamente, si inizia a capire che sovente ci sono baronie, rendite e convenienze dietro ai supposti numeri tecnici. Laddove la “tecnica” applica, la politica inventa”. Parole che suonano opportune anche per vicende che ci hanno riguardato da vicino e che hanno visto il “nostro” ospedale sacrificato sull’altare dei numeri, dei costi e, appun
to, delle rendite politiche. Ecco perché non è il caso di arrendersi a queste logiche. Il diritto di nascere (anche in zone montane, in aree interne o svantaggiate) porta con sé il diritto alla salute ed alla sicurezza. E, più in generale, al futuro. Guai a rinunciarci!