Mi dicono sempre più spesso che occorre una discreta dose di follia per il fare il Sindaco oggi, al tempo dei tagli e della crisi, della cattiva politica e della politica cattiva.
Se così è, ieri ne ho conosciuti parecchi di pazzi in fascia tricolore. Giunti dalla Lombardia e dalla Calabria, dal Piemonte e dalla Campania, dalla Puglia e dall’Emilia, per prendersi uno spicchio di Piazza Montecitorio e gridare al Palazzo che in questo modo non si può andare avanti. Pazzi, perché ancora innamorati della Politica e della propria Terra. Ancora disposti a lasciare famiglia e lavoro per correre appresso al sogno di vedere migliorato il proprio paese. Pazzi, perché non rassegnati all’idea di veder cancellata la storia centenaria dei loro Piccoli Comuni.
Sotto il caldo sole romano, ne ho visti parecchi di Sindaci così. Ho sentito, pur nella diversità dei loro accenti e dialetti, le stesse angosce e preoccupazioni che occupano la mia mente. La mortificazione di non poter dare risposte concrete alla propria gente. Il senso di impotenza di fronte ad uno Stato che, in maniera perversa, sembra divertirsi a creare ostacoli e difficoltà alla sua parte più piccola, debole ed indifesa. Ma anche più vera e più vicino alla gente. Ma c’è dell’altro, anche. Ho sentito la loro fierezza ed il loro orgoglio. La dignità della loro Terra ed il coraggio della loro resistenza.
E’ stato un enorme piacere rappresentare i Monti Dauni insieme a Guerino De Luca e Noè Andreano ed incontrare di persona, tra gli altri, due Sindaci ribelli come Sergio Pirozzi e Francesco Trebisacce. Due che lottano come pochi altri.
Non è dato sapere se il Palazzo dorato (che ci ha concesso l’ingresso al prezzo di una giacca) ha davvero ascoltato tutto questo e compreso che l’Italia non può essere smontata a botta di decreti e leggi. Soltanto il tempo potrà dirci se le rivendicazioni dei Sindaci troveranno risposte adeguate e se il Governo interromperà l’opera di smantellamento dei Piccoli Comuni. Di certo c’è che ci sono ancora donne e uomini disposti a combattere per affermare il diritto di vivere e lavorare nella loro terra e nei loro Piccoli Comuni. L’esito di questa battaglia dipenderà ovviamente dalla loro capacità di essere forti ed uniti, ma anche e soprattutto dalla capacità dei loro cittadini di non lasciarli soli.