L’annuncio, come vuole la moda adesso, è sensazionale: 100 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per i Piccoli Comuni per nuovi progetti di interventi infrastrutturali fino ad un importo massimo di 400 mila euro per la riqualificazione e manutenzione del territorio, la riduzione del rischio idrogeologico, l’efficienza energetica del patrimonio edilizio pubblico, la messa in sicurezza degli edifici pubblici, con particolare riferimento a quelli scolastici, e le strutture socio-assistenziali. Tutte cose importanti e strategiche per lo “Sblocca Italia”.
Sembrerebbe grasso che cola di questi tempi, ma a ben vedere non è così. I Piccoli Comuni italiani sono oltre 5 mila. E 100 milioni diviso 5 mila fa 20 mila a testa. Cioè niente. Così è necessario fare una selezione. Una gara. Ma non vince il migliore, il progetto più importante, quello meglio fatto. Vince il più veloce. È il famigerato meccanismo del “click day”.
Funziona più o meno così: il Ministero fissa una data ed un’ora in cui i Comuni possono inviare i progetti via pec. I primi, fino ad esaurimento del budget, vengono finanziati. Gli altri no. Nessuna valutazione nel merito. Nessun punteggio assegnato in base a criteri oggettivi. Niente di niente.
Ci abbiamo provato anche noi. Abbiamo predisposto il nostro progetto. E lo scorso 13 maggio, il giorno del “click day”, alle ore 9.00 eravamo davanti al computer per partecipare alla più grande gara italiana di velocità nell’invio di e-mail. Pronti, partenza, click! Alle 9, 1 minuto e 43 secondi la nostra e-mail è arrivata a destinazione. Troppo tardi!
Un minuto, infatti, è un’eternità. Prima di noi, nello spazio di 100 secondi circa, si sono piazzati decine e decine di Comuni. Alcuni hanno fatto anche una falsa partenza, traditi dall’ansia di pigiare il tasto “invio” del computer. La pec alle ore 08.59.59 è arrivata troppo presto. La pec alle ore 90.01.43. troppo tardi. In questo brevissimo spazio di tempo, ogni Comune si è giocato la sua possibilità di ottenere il finanziamento per “sbloccare l’Italia”.
Come in ogni gara che si rispetti, anche in questo caso è partita la moviola con le immancabili discussioni post partita. C’è chi contesta il cronometro e chi il cronometrista. C’è chi se la prende con la linea internet del suo paese (troppo lenta) e chi con il suo computer (troppo vecchio). Ma sono solo scuse. Se si è fuori, si è fuori. Punto.
La verità, però, è un’altra. È che siamo ridotti ai giochi a quiz, alle lotterie, ai colpi di fortuna. Ai video-giochi. Lo sviluppo delle nostre Comunità è affidato al caso. Ad un click. Meritocrazia, qualità e capacità non c’entrano nulla. L’impegno politico è mortificato. La visione amministrativa del tutto inutile.
Ne ha parlato e bene un Sindaco ribelle. Stefano Ceffa di Bioglio in provincia di Biella. Uno che le cose non le manda a dire.
“Il click day è una cazzata abominevole“, ha detto il giovane Primo Cittadino classe ’74. Che, poi, così ha continuato:
“Riflessione sul click day: ho evitato di scrivere giovedì appena appresa la notizia delle graduatorie sui nuovi progetti finanziabili dal ministero (noi avevamo proposto la ristrutturazione dell’ex foresteria del Santuario di Banchette, dove già stiamo lavorando sul Giardino botanico), avrei detto cose pesanti. Ho evitato di scrivere ieri, avrei scritto cose analoghe. Ma oggi visto che il fastidio non scende, tanto per cambiare, dico quel che penso. Premessa: come funziona il click day? 1. hai un’idea (bella?, brutta? basta che rientri in uno dei filoni finanziabili) 2. sei un comune (ricco?, povero? di montagna?, isolato? a basse entrate locali? chi se ne frega, è irriverente, basta che tu sia piccolo) 3. prepari un progetto, ci ragioni, investi, pensi…4. alle 8,59 e rotti secondi invii per posta elettronica 5. prega di fare in fretta. Bioglio ha impiegato 16 secondi… ai più fantasiosi immaginare cosa si può fare in 16 secondi. Risultato: FUORI, prima ce ne sono almeno altri 300….Sul metodo: NOMINA SUNT CONSEGUENTIA RERUM. Questo metodo è una cazzata abominevole e, si noti, cazzata non è una volgarità. La volgarità è far diventare tutto un videogame. Affidare le speranze di una comunità ad un giro a PAC MAN o SUPER MARIO BROS. Quella è volgarità. Volgarità è svilire la politica che mi hanno spiegato fin da quando muovevo i primi passi in questo mondo, che Rino Formica diceva essere “sangue e merda”, è SCEGLIERE e non delegare la scelta ad un server di ARUBA (nome piuttosto evocativo). Ok Stefano, sei il solito polemico Don Chisciotte, ti incazzi sempre, metti le dita nelle ferite ma qui bisogna proporre. Allora facciamo così, amici potenti, i problemi sono anche altri e l’ottovolante nazionale potrà appuntarsi al petto i 3000 e passa progetti presentati come un successo, vedete se potete ragionare su coefficienti di riparametrazione per i prossimi progetti che tengano conto di: 1. marginalità dei territori 2. entrate dei comuni atte a finanziare il titolo secondo della spesa 3. entrate tributarie dei comuni che fanno richiesta 4. livello di indebitamento dei comuni richiedenti 5. entità degli avanzi di amministrazione. Se avete difficoltà a ricordarvi il significato delle cose che ho scritto perché non sapete più neppure come è fatto un bilancio comunale (però approvate tagli da macelleria) non esitate a chiamarmi, ve lo spiego volentieri… Ecco ho proposto proprio 4 robette del cavolo che magari terranno in considerazione che ci sono comuni più fragili, che meritano qualche attenzione in più, che magari terranno conto del fatto che quei soldi arriveranno magari a chi ha oneri per 600.000 euro l’anno e noi montanari che dobbiamo morire ne abbiamo 12.000; magari considereranno che con 50.000 euro di addizionale Irpef non si fanno avanzi di amministrazione, mentre altri ammucchiano soldi e non spendono gli avanzi che umiliano chi come me ne ha 40.000. Magari capirebbero che troppi hanno fatto ricorso all’indebitamento selvaggio…. Magari… magari penseranno (attività complessa, il pensare, lo so, ma suvvia con un po’ di applicazione) è più facile lasciare tutto ad un server, che così non ci si sporca le mani e non si affatica il cervello”.
Duro, durissimo Stefano Ceffa. Ma estremamente lucido. Fino alle sue considerazioni finali. All’evocazione di una politica che non c’è più e di un Paese che di normale non ha più niente.
“Io sogno un Paese normale dove magari ci impieghiamo un po’ di più ma facciamo le cose un po’ meglio. Vorrei un paese che entra nel merito delle cose e delle scelte e che per una volta rispetta comuni e territori. Speriamo per il prossimo giro… sai mai che qualcosa cambi… In bocca al lupo a chi è stato ammesso, che i vostri progetti possano davvero rendere più bella la vostra comunità. Agli esclusi come me, in bocca al lupo per il prossimo giro sperando vengano accolte alcune istanze che in questi giorni stanno arrivando da ogni parte. A chi ha inventato questo meccanismo un sereno sabato… finesse oblige…”.