“Difenderemo strenuamente i nostri territori dall’attacco di chi non ha cuore la popolazione che vive e a scelto di rimanere in montagna”.
Di questi tempi, le parole del Sindaco di Tresana Matteo Mastrini sono musica per le orecchie di quanti non intendono arrendersi all’idea sempre più diffusa di smantellare i Piccoli Comuni e di desertificare le zone marginali e periferiche. Fino a quando ci saranno Primi Cittadini con il coraggio di schierarsi dalla parte del proprio territorio contro i maggiorenti di partito che pretendono di decidere tutto a tavolino c’è ancora da avere speranza. Non tutto è perduto. E non tutti sono disposti a vendersi al potente di turno.
Succede in Toscana, in quello che potrebbe ben presto rappresentare un laboratorio straordinariamente interessante per comprendere quanto potrebbe accadere, nel bene e nel male, nel resto del Paese.
Nel male, perché da quelle parti la politica mestierante ha già messo nel mirino alcuni dei suoi principali obiettivi: privatizzare la sanità, dismettere gli ospedali montani e chiudere i Piccoli Comuni. Nel bene, perché lì non è mancata la reazione composta, pacifica, ma estremamente determinata dei cittadini. Né, almeno vedendo le cose da lontano, sembra mancare anche per il prossimo futuro la voglia di partecipare ai processi decisionali ed eventualmente di lottare per incidere negli stessi, come democrazia vorrebbe.
L’esempio del CREST (Comitato Regionale Emergenza Sanità Toscana), da questo punto di vista, andrebbe esportato anche da noi dove le battaglie in difesa dell’ospedale Lastaria di Lucera sono durate il tempo di una campagna elettorale (che peccato!). In Toscana, invece, il coinvolgimento di centinaia di volontari e di amministratori locali, la mobilitazione di migliaia di persone e la raccolta di oltre 50 mila firme per l’indizione di un referendum abrogativo, ha testimoniato come sia possibile contrastare dal basso certe scelte adottate a scapito dei più deboli.
Con queste premesse, dunque, c’è da giurare che il prossimo terreno di confronto (o scontro) sarà quello relativo agli Enti locali. Ad annunciarlo, come si è visto, il coraggioso Sindaco di Tresana Matteo Mastrini che in una nota diffusa a mezzo stampa ha denunciato il tentativo scellerato del Governatore Rossi “che parte dallo smantellamento della sanità, soprattutto in montagna, e arriva al tentativo di eliminare anche l’ultimo presidio del territorio, il Comune” (ne ho già parlato in http://www.ilfossodihelm.com/dalla-toscana-la-soluzione-finale-contro-i-piccoli-comuni/).
“La fusione dei piccoli Comuni – ha detto il Primo Cittadino di Tresana (2 mila abitanti in provincia di Massa e Carrrara) – rappresenta una scelta debole dal punto di vista economico e pericolosa sotto il punto di vista sociale, perché 21.000 amministratori locali costano quanto 27 deputati, ma assicurano presenza, operatività a basso costo e capacità di ascolto. Sopprimere l’Ente locale, cosi come chiudere ospedali e tagliare l’emergenza urgenza produrrebbe solo lo spopolamento del territorio e provocherebbe, con l’abbandono delle terre, il dissesto idrogeologico”.
E se le argomentazioni di buonsenso e le verità sacrosante non dovessero bastare, non resta che sperare che, seguendo l’esempio di Mastrini e degli altri Sindaci ribelli, una parte sempre più numerosa di quei 21 mila amministratori locali inizi a muoversi e a reagire. Che la partita contro il Pensiero Unico è ancora tutta da giocare.