Senza per questo voler mettere in competizione le generazioni (la Politica deve pre/occuparsi di tutti), a quasi un anno dall’inizio della pandemia mi sembra di poter dire che scuola e giovani non sono una priorità assoluta. Lo si capisce dalle scelte effettuate ed ancor più dai tempi e dai modi di queste decisioni spesso parziali, discutibili (come i famigerati banchi a rotelle!), divisive e “puntualmente” tardive.
Un’occasione per capirci di più, magari prima di schierarsi in contrapposte tifoserie, potrebbe essere la lettura del recentissimo report dell’Istituto Superiore di Sanità (aggiornato al 30 dicembre) sull’impatto delle attività scolastiche nella pandemia.
Ecco alcuni passaggi-chiave tratti dall’articolo pubblicato su www.vita.it, cui rimando per una lettura completa:
- pur con le scuole del primo ciclo sempre in presenza, salvo che su alcuni territori regionali, la curva epidemica mostra a partire da metà novembre un decremento, evidenziando un impatto sicuramente limitato dell’apertura delle scuole del primo ciclo sull’andamento dei contagi;
- le riaperture scolastiche pur contribuendo ad aumentare l’incidenza di COVID-19, causano incrementi contenuti che non provocano una crescita epidemica diffusa;
- nel periodo 31 agosto – 27 dicembre 2020, il sistema di monitoraggio ha rilevato 3.173 focolai in ambito scolastico, che rappresentano il 2% del totale dei focolai segnalati a livello nazionale;
- la percentuale dei focolai in ambito scolastico si è mantenuta sempre bassa e le scuole non rappresentano i primi tre contesti di trasmissione in Italia, che sono nell’ordine il contesto familiare/domiciliare, sanitario assistenziale e lavorativo;
- in conclusione: “allo stato attuale delle conoscenze le scuole sembrano essere ambienti relativamente sicuri, purché si continui ad adottare una serie di precauzioni ormai consolidate quali indossare la mascherina, lavarsi le mani, ventilare le aule, e si ritiene che il loro ruolo nell’accelerare la trasmissione del coronavirus sia limitato”.
Dati che dovrebbero parlare chiaro.
Di contro, sempre www.vita.it, ci suggerisce anche la lettura di una nuova indagine commissionata da Save the Children e condotta da IPSOS che analizza opinioni, stati d’animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni:
- Il 28% di loro dichiara che almeno un loro compagno di classe dal lockdown di questa primavera ad oggi avrebbe smesso di frequentare le lezioni (tra le cause principali delle assenze dalla DAD, vi è la difficoltà delle connessioni e la fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo);
- più di uno studente su tre (35%) si sente più impreparato di quando andava a scuola in presenza;
- quasi quattro studenti su dieci dichiarano di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%);
- gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%), in un caleidoscopio di sensazioni negative;
- il 65% è convinto di star pagando in prima persona per l’incapacità degli adulti di gestire la pandemia, il 43% si sente accusato dagli adulti di essere tra i principali diffusori del contagio, mentre il 42% ritiene ingiusto che agli adulti sia permesso di andare al lavoro, mentre ai giovani non è permesso di andare a scuola; per quasi un adolescente su due è un anno sprecato (46%);
- stanchezza (31%), incertezza (17%) e preoccupazione (17%) sono i principali stati d’animo che hanno dichiarato di vivere gli adolescenti in questo periodo, ma anche disorientamento, apatia, tristezza e solitudine;
- guardando al futuro, solo 1 su 4 pensa che “tornerà tutto come prima” (26%) e la stessa percentuale ritiene che “continueremo ad avere paura”, mentre il 43% vede l’esperienza che sta vivendo come uno spartiacque che sdogana, anche dopo il vaccino, il fatto che “staremo comunque insieme in modo diverso, più on line” (43%).
Quello dei giovani mi pare essere un vero e proprio allarme inascoltato che si aggiunge a quello, parimenti ignorato, dei genitori di bambini fragili spesso costretti a fare a meno contemporaneamente di scuola, terapie e diagnosi (https://www.fanpage.it/attualita/covid-e-autismo-genitori-costretti-a-diventare-terapisti-dei-figli-lasciati-soli/).
Un prezzo altissimo pagato da bambini e giovani.
Un enorme debito contratto con loro che si può e si deve recuperare presto.
Intanto, una grande sconfitta per la Politica e pure per noi.