Mentre in rete è ancora possibile scaricare le aberranti dichiarazioni di Fassino (Sindaco di Torino e presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani) secondo cui “Gli 8.000 comuni italiani sono troppi, ora quelli più piccoli si fondano”, a Cagliari si celebra la XV Conferenza Nazionale dei Piccoli Comuni.
Qui, secondo i primi resoconti, la posizione di ANCI e dello stesso Fassino sarebbe diversa. Il contenuto del “Manifesto”, infatti, sembra recepire le istanze di centinaia di Sindaci di Piccoli Comuni che in questi ultimi mesi non hanno mancato di far sentire la loro voce critica e preoccupata anche nei confronti dell’Associazione, colpevole di essere troppo schiacciata sul Governo e di non rappresentare adeguatamente i più piccoli.
Al grido di “Non meno comuni, ma più comune”, quindi, l’ANCI cerca di recuperare credito, fiducia ed appeal nei confronti dei tanti mini-enti che, disorientati e delusi dalle dichiarazioni di Fassino, stanno cercando forme di rappresentanza meno burocratiche, istituzionali e “governative”.
Nel manifesto si richiama l’attenzione sul fatto che occorre “più sostegno ai campanili perché il problema non è il numero dei campanili che invece sono “l’ossatura” del Paese”. Ed ancora, “più presidio del territorio, più autonomia di pensare politiche di tutela e crescita delle comunità locali, miglioramento delle condizioni per erogare servizi e garantire la qualità di vita alle popolazioni”.
Numeri alla mano, poi, la sezione Piccoli Comuni dell’ANCI prova a sfatare anche i luoghi “comuni” ultimamente più in voga, primo tra tutti quello secondo cui i “Comuni italiani sarebbero troppi” (come più volte ribadito anche dall’ex commissario alla spendig review Cottarelli).
Non manca, inoltre, una rivendicazione sul ruolo dei Piccoli Comuni che, incidendo per l’1% sulla spesa pubblica (cioè niente), erogano servizi a milioni di cittadini, curando più della metà del territorio nazionale, rappresentando – nella gran parte dei casi – l’unica presenza dello Stato sui territori.
Non meno importante, la parte del Manifesto dedicata alle proposte (tutte condivisibili) tra cui il definitivo superamento del Patto Stabilità a partire dai Piccoli Comuni, l’urgente definizione della Local Tax nel rispetto dell’Autonomia dei territori, l’interruzione dei tagli sul Fondo Solidarietà Comunale, lo sblocco degli avanzi di amministrazione prima dell’entrata in vigore del nuovo ordinamento di bilancio, il superamento dell’IMU agricola e della lotteria del Click Day, e l’esenzione dall’obbligo di ricorrere alle Centrali Uniche di Committenza fino ad un valore di 40.000 euro.
Meno drastica, invece, la posizione sulle gestioni associate che, secondo il nuovo orientamento di ANCI, non devono essere obbligatorie, ma più rispettose dell’autonomia locale, fino a prevedere una non meglio precisata “ridefinizione di ambiti adeguati e omogenei che interessino il sistema dei Comuni, attraverso un Comitato Permanente per il Coordinamento dei Processi di Riorganizzazione Territoriale del sistema dei Comuni”.
L’entusiasmo per i passi avanti di ANCI (su strade, peraltro, già percorse da ANPCI) è però subito smorzato da ASMEL che nella consueta Rassegna stampa (la n. 112 del 09/07/2015) sostiene che in occasione della presentazione del Dossier IFEL sulle Centrali di Committenza, “i rappresentanti istituzionali dell’ANCI hanno rimarcato l’opportunità di utilizzare la centralizzazione della committenza quale strumento per costringere i Comuni alla fusione, vista la difficoltà di dare piena operatività alla normativa sull’esercizio associato delle funzioni”. In particolare, riporta l’ASMEL che “alle difficoltà di centralizzare la programmazione nel settore delle opere pubbliche senza intervenire sullo stesso TUEL, gli esperti ANCI hanno proposto al Governo l’opportunità di inserire nel nuovo Codice Appalti misure più stringenti per i piccoli Comuni tali da “costringerli” ad avviare processi di fusione, come del resto già auspicato a più riprese dallo stesso presidente nazionale ANCI Piero Fassino”.
Ed allora, dubbi e domande sembrano essere più che legittime. Chi dice il vero? Qual è la vera posizione di ANCI? Si impegnerà fino in fondo nei confronti del Governo per fare in modo che il contenuto del Manifesto di Cagliari sia attuato? O sta solo cercando di tener buoni i Piccoli Comuni prima della “soluzione finale”?