Domenica 3 giugno in tantissimi borghi italiani si celebrerà la XV edizione di Piccola Grande Italia, la campagna di Legambiente in favore dei Piccoli Comuni, per la promozione dell’Italia delle identità, dei territori, dell’innovazione, della qualità, dei saperi e dei sapori. Un’Italia solo apparentemente “minore”.
L’appuntamento coincide con il primo anniversario dell’approvazione della Legge 158/2017 “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni”, la c.d. Salva Borghi, e dunque dovrà necessariamente essere l’occasione per chiederne una pronta e concreta attuazione, affinché – nel caos totale della politica italiana – non resti una mera enunciazione di principi.
Ed allora qui bisogna accendere i riflettori su un aspetto particolare. Perché, tra i tanti obiettivi della Legge, ce n’è uno, importantissimo, che rischia di diventare l’ennesimo pasticcio all’italiana.
Ci si riferisce all’art. 8 del testo “Realacci – Terzoni” dedicato allo sviluppo della rete a banda ultralarga e ai programmi di e-government per i Piccoli Comuni. La Legge, riprendendo le finalità dell’Agenda Digitale Europea secondo cui entro il 2020 a tutti i cittadini dovrebbe essere garantito l’accesso alle reti a connessione veloce ed ultraveloce, propone condizioni agevolate per realizzare le infrastrutture nelle aree, come quelle dei Piccoli Comuni, in cui non vi è interesse economico degli operatori ad intervenire.
Ora, non tutti sanno che qualcosa di simile sta già accadendo (e qui inizia il probabile pasticcio). Andiamo per punti:
- il Ministero dello Sviluppo Economico ha definito il Piano Strategico Banda Ultralarga che agisce sussidiariamente agli investimenti privati per portare le infrastrutture abilitanti il servizio di connettività superiore a 30 mbps nelle aree ove il sostegno pubblico è indispensabile per lo sviluppo economico dei territori, la competitività delle imprese e l’ammodernamento della Pubblica Amministrazione;
- la Regione Puglia ha definito con il Ministero dello Sviluppo Economico un complessivo piano di interventi finanziato dal Programma di sviluppo rurale (PSR) che riguardano il definitivo superamento del Digital Divide e la contestuale creazione delle condizioni di abilitazione dei servizi di connessione a banda ultra larga (BUL) nelle aree rurali del proprio territorio;
- diversi comuni, tra cui quello di Biccari, hanno conseguentemente sottoscritto una convenzione con Infratel Italia Spa per la posa di infrastrutture in Fibra Ottica per telecomunicazioni per la realizzazione di reti in fibra ottica per la Banda ultra-larga;
- ebbene, nonostante i lavori per la posa delle infrastrutture in fibra ottica siano stati completati e collaudati non c’è lo straccio di gestore privato interessato alla fornitura del servizio.
Le conseguenze sono politicamente e moralmente inaccettabili: dopo il significativo investimento pubblico sul piano infrastrutturale, infatti, i cittadini di Biccari e di tantissimi altri Piccoli Comuni, non possono ancora materialmente usufruire del servizio e dei vantaggi della banda ultralarga per il disinteresse dei gestori privati in considerazione dell’insufficiente ritorno economico che avrebbero sul territorio, visto l’esiguo numero di clienti. L’augurio, ovviamente, è che l’esperienza che si racconta sia circoscritta a pochi casi, ma la sensazione è un’altra.
Ancora una volta le logiche di mercato, di mera convenienza e di profitto penalizzano i cittadini delle Aree Interne con buona pace degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea, della Legge Salva Borghi e degli investimenti pubblici già effettuati!
Allora delle due l’una: o lo Stato sta sperperando risorse pubbliche finanziando la posa della fibra ottica in tanti Piccoli Comuni senza avere un accordo preventivo con i gestori privati per la successiva fornitura del servizio (creando anche false aspettative nei territori); o gli operatori privati stanno giocando sporco sulla pelle dei cittadini dei borghi italiani venendo meno ad eventuali obblighi assunti e continuando a speculare sulla loro posizione di vantaggio e di indifferenza.
Qualche che sia il motivo, è urgente che chi di dovere rivaluti le modalità di attuazione del Piano Strategico Banda Ultralarga nei Piccoli Comuni.
Per questo ci si appella a tutti i rappresentanti politici del territorio affinché si facciano carico di questa incredibile vicenda.
Risolvere questo problema è un passaggio ineluttabile per avviare il percorso di innovazione locale e di digitalizzazione dei Piccoli Comuni auspicato da più parti e non ancora realizzato nonostante gli investimenti pubblici.
Come ribadito anche da Legambiente alla vigilia della prossima Festa della Piccola Grande Italia, senza questa prima azione i paesi non possono riconnettersi con il tessuto vitale e produttivo del Paese e tornare attrattivi.