No, no. Al congresso dell’ANCI non vado. Sono felicemente e convintamente fuori da questa Associazione. Che poi anche “congresso” è una parola grossa. E più passano i giorni, più leggo, più ne ho la conferma.
Oltre l’apparenza non c’è niente. Una grande kermesse con ospiti illustri ed importanti per coprire il vuoto pneumatico di una politica che non c’è, di una classe dirigente che non dirige nulla e che si accontenta di non decidere nulla.
Già perché i tanti (ma fortunatamente non tutti) Sindaci italiani che si recheranno a Bari nei prossimi giorni faranno tutto, tranne che scegliere il loro presidente. Al massimo ratificheranno una scelta altrui.
Ne ha parlato in questi giorni, con la consueta chiarezza, Alessandro De Angelis su L’Huffingtonpost (http://www.huffingtonpost.it/2016/10/06/referendum-renzi-decaro_n_12371648.html).
Secondo la probabilissima versione del notista politico, Matteo Renzi avrebbe scelto Antonio Decaro come successore di Piero Fassino alla presidenza dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Ma per motivi che non c’entrano nulla con i Comuni italiani, ovvio. Pare che al Premier “serva” un Sindaco del Sud per recuperare terreno in vista del referendum costituzionale e per tenere a freno l’avversario interno più pericoloso: Michele Emiliano.
Dunque, dei Comuni non se ne parla nemmeno.
La conferma, oltre che da numerosi altri articoli di stampa delle ultime ore, sarebbe arrivata anche da una dichiarazione di Orfini che, per agevolare la nomina di Decaro, ha piazzato Matteo Ricci, il suo antagonista principale, in un ruolo chiave del partito. “Dobbiamo fare questo giro in segreteria così chiudo l’Anci”, avrebbe detto l’ex giovane turco.
Ora, che quella dell’ANCI fosse una partita tutta interna al PD era chiaro da parecchio, visti i rapporti di forza in campo, lo stato comatoso del centrodestra e l’Aventino annunciato dai grillini. Qui però si va oltre. C’è un Presidente del Consiglio/Segretario di Partito che si sceglie anche il rappresentante dei Comuni Italiani, ovvero chi in teoria dovrebbe tutelare gli Enti locali nei rapporti (per forza anche dialettici) con il Governo.
E, soprattutto, (cosa che più mi fa arrabbiare) c’è una Associazione di Sindaci ed amministratori locali che sembra rinunciare al proprio ruolo, appiattendosi su scelte di partito senza manco salvare le apparenze. Ci sono centinaia e centinaia di Sindaci pronti a celebrare un congresso finto con il solo compito di ratificare una scelta di partito e di governo.
Mi dispiace ma non mi allineo. Ed anzi, non riesco a non guardare con preoccupazione a quanto accade anche tra i miei colleghi Primi Cittadini. Quella di Bari poteva essere una grande occasione per far sentire la voce delle Autonomie locali. Ed invece, nella migliore delle ipotesi, si farà passerella con qualche bella tavola rotonda.
Manco a dirlo, l’unica nota positiva nell’inesistente dibattito precongressuale era arrivata dai Piccoli Comuni che almeno avevano provato a riunirsi attorno alla candidatura alternativa di Ivan Stomeo, Sindaco di Melpignano, con tanto di manifesto programmatico, idee, programmi e valori.
Per il resto niente. Soltanto i soliti giochetti di partito.
Contenti voi. Auguri a tutti.