Dopo Squadre, Cucine e Hotel da Incubo, potrebbe essere una buona idea per un nuovo format televisivo. Mandare qualche personaggio noto della televisione italiana a passare qualche giorno, fianco a fianco, con un Sindaco.
Magari per provare a comprendere le condizioni dei Comuni italiani, dei Sindaci, degli Amministratori locali. Prima che la loro condizioni diventi materia …. per Dylan Dog.
Scherzi a parte, in una Nazione normale l’intervento di Antonio Decaro, sindaco di Bari, esponente del PD e Presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), dovrebbe aprire un dibattito politico ed istituzionale di primaria importanza.
Se il rappresentante dei Sindaci Italiani scrive su Il Fatto Quotidiano che fare il Primo Cittadino è “diventato un incubo“, significa che la questione comincia ad essere veramente delicata.
Per la verità, già tempo fa sul tema era intervenuta in maniera molto efficace la giornalista Concita De Gregorio con un pezzo intitolato, non a caso, “Hanno ucciso il mestiere più bello“. E più volte, l’allarme (sempre inascoltato) è partito da tanti sindaci ribelli di periferia.
Ma questa volta il grido di dolore è ancora più forte e significativo. Perché non proviene da un osservatore esterno (seppur qualificato ed autorevole) e neanche da un amministratore locale come me, sconosciuto e politicamente irrilevante. Arriva, invece, dal primo Sindaco d’Italia, da uno che presiede l’Anci ed amministra una grande città, da uno che è stato parlamentare ed è esponente di spicco di un partito nazionale (ancora) di governo. Anche per questo suo modo di fare, l’Anci di Decaro è nettamente diversa da quella di Fassino…
A ciò si aggiunga anche il fatto che Decaro non ha usato mezzi termini per raccontare l’incubo suo e di tantissimi altri Primi Cittadini italiani: “Ogni firma può costare un avviso di garanzia e, conseguentemente, la fama di delinquente“, dice, ad esempio, riferendosi anche ad una sua brutta esperienza personale.
Oppure, ben interpretando il pensiero di tanti di noi: “un Sindaco affronta ogni giorno sfide enormi senza avere quasi mai gli strumenti giusti per affrontarli cominciando dalla lotta contro una burocrazia che non lo aiuta“.
Per finire con un laconico: “in cambio, da Roma ottiene solo tagli ed indifferenza“.
Non sono parole banali. Ecco perché la Politica ed Istituzioni dovrebbero occuparsi anche di questo. Perché se gli amministratori locali soffrono non può essere solo un loro problema personale o una vicenda da trattare nelle cronache locali. E’, invece, la spia di un malessere più ampio e profondo, tanto che, ad esempio, sono sempre più frequenti i Piccoli Comuni dove non si trovano candidati sindaci disponibili (da noi c’è stato il caso di Faeto nello scorso anno). Vi sembra normale una cosa del genere?
Ed allora l’appello di Decaro diventa una proposta concreta: il nuovo Governo (se e quando si insedierà) istituisca un Ministero delle Città, individui un interlocutore diretto dei Sindaci, provi concretamente ad accertare le distanze tra il Palazzo ed il Paese reale.
Prima che sia troppo tardi.