Sto seguendo da vicino le iniziative del Movimento Riscatto, formato da agricoltori, cittadini, sindaci ed associazioni, e sorto a Matera qualche settimana fa. Finalmente qualcosa si muove!
E forse, non è un caso che siano i Sindaci lucani, con quello di Montemilone in testa (Gennaro Mennuti), a suonare la carica e “minacciare” Roma (magari ci sono ancora briganti tra quelle parti!). Ad ogni modo, l’appuntamento è per il prossimo 21 maggio in Piazza Montecitorio per una grande mobilitazione contro la follia dell’IMU Agricola. Tra i promotori anche Mimmo Viscanti (agricoltore pugliese a nome del movimento Riscatto), Luca Dipiero (agricoltore del Viterbese a nome del Comitato NO-IMU Viterbo) e Stefano Giammatteo (agricoltore di Latina e Presidente dell’ASPAL Lazio).
Da Sindaco, al Comitato No IMU riconosco innanzitutto un merito. Quello di tenere alta l’attenzione su una questione strategica per agricoltori, amministratori locali e piccoli comuni. Perché il rischio è che la misura straordinaria, varata da Renzi per scippare (il termine è questo, non ve ne sono altri) 350 milioni di euro ai Comuni agricoli ed ai loro cittadini, possa divenire qualcosa davvero di insostenibile con l’approssimarsi delle prossime scadenze fiscali.
L’altro, più importante merito è quello di provare, finalmente, a riunire la protesta in un unico contenitore che possa accogliere il disagio degli amministratori locali, il malcontento degli abitanti dei piccoli comuni e la rabbia dei contadini.
Troppo spesso, infatti, finora ci siamo fermati ad iniziative singole e sporadiche (io, ad esempio, portai la sede del Comune su Monte Cornacchia, sul tetto della Puglia). A manifestazioni “limitate” dal cappello messoci sopra dal partito politico o dall’associazione di categoria di turno. A divisioni di ogni tipo che certamente non aiutano a far restare l’argomento al centro del dibattito e dell’agenda politica nazionale. E che favoriscono chi quella tassa l’ha messa.
Una tassa, come noto, profondamente ingiusta perché colpisce il settore economico più fragile dell’Italia (l’agricoltura) e la parte più marginale della nazione (i piccoli comuni). E, in aggiunta, fondata su previsioni sbagliate, calcoli pasticciati e dati privi di fondamento. E, per finire, fortemente indiziata di illegittimità ed incostituzionalità.
Insomma, un nuovo mostro giuridico partorito dai nostri illuminati legislatori durante i loro dorati soggiorni romani.
Una tassa che ha avuto il duplice risultato di aggravare la situazione dei cittadini possessori di terreni agricoli (e dunque il comparto agricolo) e di dissestare quasi tutti i bilanci dei comuni interessati dal taglio dei trasferimenti predisposto in parallelo con l’introduzione del balzello.
Un provvedimento frutto dell’arbitrio di un Governo che non trova più limiti neanche nella legge (i tagli ai trasferimenti sono stati introdotti a bilanci chiusi) e di una classe politica cieca o in malafede.
Tutti motivi per cui vale ancora la pena di lottare.