Questa volta dipende da noi. Dipende dai tanti amministratori locali che “hanno capito”. Da quelli liberi di agire e di pensare. Da tutti quelli che amano i Piccoli Comuni. Perciò, da fuoriuscito (ma spettatore interessato), firmo l’appello per Ivan Stomeo presidente dell’ANCI. Solo così potrei tornare.
Nel 2015, seguendo l’esempio di tanti sindaci e precedendone tantissimi altri, ho chiesto alla mia giunta di deliberare l’uscita del nostro Comune dall’ANCI. A me come a tanti altri Primi Cittadini, infatti, è parso inutile, se non proprio dannoso, restare in un’Associazione che da anni è sembrata complice o spettatrice passiva di tutte le politiche governative che hanno portato alla sempre maggiore emarginazione dei Piccoli Comuni, all’impoverimento delle Aree Interne ed allo smantellamento del sistema delle Autonomie Locali.
Drastico taglio dei trasferimenti statali, politiche di spendig review sanguinarie e palesemente incostituzionali, ingiustificata riduzione di consiglieri ed assessori, esproprio di competenze e di democrazia nella gestione dei servizi pubblici locali, tassazione impazzita e fiscalità comunale allo sbando, sono solo alcuni degli esempi che hanno mostrato l’inadeguatezza dell’ANCI o la sua subalternità ai governi di turno e agli interessi delle città metropolitane e delle regioni.
Toccava dare un segnale, quindi. Il tutto in uno scenario reso ancor più preoccupante dai sempre più insistenti tentativi di riforma attraverso unioni e fusioni forzate, creazione di ambiti territoriali ottimali, aree vaste, privatizzazioni e via discorrendo.
Ora, però, si apre una piccolissima ma significativa opportunità. Dipende da noi. Dipende dai tanti amministratori locali che hanno capito. Da quelli liberi di agire e di pensare. Dalle diverse sigle ed associazioni che cercano di tutelare, rappresentare o promuovere quella che un tempo fu definita l’Italia minore. Tutti insieme, ognuno per la propria parte e dal proprio punto di vista, possiamo dire la nostra e costringere i massimi sistemi ad occuparsi di noi.
La sconfitta di Fassino alle scorse elezioni comunali di Torino, infatti, ha lasciato vacante il posto di Presidente nazionale dell’ANCI. Se anziché assistere quieto al solito turn over di partito (con i sindaci PD di Bari e Catania dati in pole position), il vasto mondo dei Piccoli Comuni e dei loro amici iniziasse a far sentire la propria voce, la cosa potrebbe diventare interessante.
Una grande campagna pubblica per spingere alla successione di Fassino un Sindaco di un Piccolo Comune avrebbe certamente il merito di evitare l’ennesima nomina decisa a tavolino e, soprattutto, di riportare al centro del dibattito politico i temi legati ai Piccoli Comuni, alle Aree Interne ed alle zone rurali, montane e periferiche.
“Rompere il monopolio di rappresentanza da parte delle grandi città” (come già opportunamente sostenuto da ASMEL), potrebbe essere un segnale importantissimo per le autonomie locali ed i territori, ma anche per l’intera politica italiana sempre più verticistica, romanocentrica e staccata dalla realtà. Gioverebbe persino all’ANCI stessa, provata da una costante emorragia di adesioni, poco credibile agli occhi di tantissimi amministratori locali ed obiettivamente incapace di rappresentare tutti i Comuni italiani.
Farebbe bene a tutti, tranne che alle oligarchie di partito dentro e fuori l’ANCI. Perciò, è una partita da giocare!
Per questo penso che sia una grande ed inaspettata fortuna che l’Associazione dei Comuni Virtuosi si sia incaricata di lanciare una proposta credibile ed autorevole, come quella del Sindaco di Melpignano Ivan Stomeo, capace di raccogliere da subito anche il consenso dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia (di cui Stomeo è presidente nazionale) della Rete dei Comuni Solidali e già di tantissimi Primi Cittadini.
Perciò, da fuoriuscito dall’ANCI, ma anche da spettatore interessato, non ho esitato a firmare l’appello.
Come speravo, quello di Ivan Stomeo non è solo un nome (peraltro di serie A) da lanciare in alternativa a quelli dei big di partito, magari per provocare, rompere le scatole a qualche burocrate di partito o farsi sentire un po’.
Questa candidatura, invece, è figlia di idee, sensibilità e valori ampiamente diffusi nel mondo dei Piccoli Comuni. È un progetto, una proposta, un manifesto “per provare a ad arginare la deriva di tagli, la chiusura dei servizi, l’abbandono delle terre di mezzo che sempre più spesso si abbattono come una scure sulle comunità locali. Per esaltare le esperienze delle periferie e dei Piccoli Comuni che possono rappresentare risposte nuove ai vecchi problemi dell’Italia. Per spostare l’attenzione, e con essa l’ordine delle priorità, dal centro alle periferie, dal grande al piccolo, dalla velocità degli annunci alla pazienza della costruzione quotidiana”.
Perché, piuttosto che chiudere i Comuni in nome di logiche ragionieristiche dagli esiti sicuramente nefasti – come si legge nel breve comunicato Candidiamo le Comunità – “occorre restituire dignità alle comunità locali, rilanciare l’azione dei comuni introducendo norme, incentivi e risorse che puntino alla qualità e a sistemi di premialità per chi sceglie l’ambiente e il recupero, la cultura e il turismo”.
Con la candidatura di Ivan Stomeo, quindi, si immagina un’ANCI finalmente libera da condizionamenti di varia natura, capace di elaborare una propria visione e di influenzare i decisori politici ad assumere atti conseguenti, sganciata dai palazzi romani, legata ai territori e con una visione del futuro che vada oltre gli opportunismi del momento.
Ci vorrebbe proprio un presidente così. Per chi è in ANCI, per chi è fuori (e potrebbe tornare) e, ancor di più, per chi ama i Piccoli Comuni.