Non sono riuscito a partecipare (per motivi di famiglia, come si diceva a scuola per restare sul vago) alla cerimonia in onore del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella sua Volturara Appula. Mi è dispiaciuto essere assente ad appuntamento così importante per i Monti Dauni e non poter condividere con tanti amici Sindaci un momento, nel suo genere, storico (ma vi assicuro che anche io, nel mio piccolo, stavo vivendo una giornata irripetibile).
Per compensazione, nei giorni successivi ho letto e guardato ogni cosa sul ritorno a casa di Conte. E non sono rimasto indifferente alla evidente commozione del Premier, alla giustificata soddisfazione del Sindaco Leonardo Russo, alla convinta partecipazione di tanti rappresentanti istituzionali e cittadini. Anche l’emozione del Governatore Emiliano mi è sembrata sincera.
Il suo è stato probabilmente l’intervento con più significati politici dell’intera cerimonia. Davanti a testimoni d’eccezione, dal palco di Volturara, ha ripetuto chiaramente che “dobbiamo lavorare per questa Terra, questi Monti Dauni che alle volte ti scappano sotto i piedi, che vengono travolti dal primo acquazzone, che hanno delle strade ancora inidonee e che hanno bisogno di quella connettività non solo informatica che consenta a questa bellezza di essere apprezzata dal resto del mondo“. Ha proseguito chiedendo l’aiuto del Governo nazionale, ma senza evitare di fare autocritica (“Noi ci prendiamo le nostre responsabilità ma in situazioni come queste l’aiuto del Governo nazionale sarà di fondamentale importanza“).
Anche dopo l’intervento ufficiale è tornato sul tema in maniera significativa: “I Monti Dauni sono una risorsa straordinaria.Venendo qui, tutti possono vedere la bellezza che è ovunque. Non siamo però ancora riusciti a trasformare questa bellezza in un’attività economica che consenta a questi paesi di ricominciare a vivere, far nascere bambini e a evitare lo spopolamento“.
Ora, non voglio pensare che queste siano parole di circostanza. Voglio credere, invece, che il Presidente sia veramente convinto, come noi, che i Monti Dauni sono una risorsa che non può essere condannata all’isolamento ed allo spopolamento.
Ed allora, sperando di non passare per il solito guastafeste, mi auguro che gli impegni di Volturara trovino subito un seguito concreto.
Mi aspetto un segnale. Un’attenzione diversa. Una strategia nuova. Una cosa che non sia il solito elenco di finanziamenti destinati al dissesto idrogeologico che troppo spesso ci viene rinfacciato (come se ci piacesse avere le frane).
Di certo, però, dipende anche da noi. Dalla nostra capacità di essere uniti, di incalzare Regione e Governo, di tenere alta l’attenzione sui Monti Dauni, di elaborare visioni convincenti, di lavorare sulla Strategia delle Aree Interne alzando sempre di più il livello delle proposte.
Si potrebbe iniziare, ad esempio, chiedendo nuovamente al Presidente Emiliano la revoca della delibera regionale 444 del 20 marzo scorso. Cioè, partendo dalla restituzione all’Area Interna dei Monti Dauni degli oltre 23 milioni di euro prodotti nel nostro territorio per l’estrazione degli idrocarburi ed incredibilmente destinati dalla Regione ad altre zone della Puglia, come Nardò, Massafra, Grottaglie, San Severo, Apricena, che nulla hanno a che vedere con le trivellazioni, i pozzi, l’estrazione del gas ed…. i Monti Dauni (per maggiori info: https://melascrivo.it/idrocarburi-monti-dauni-terra-solo-da-sfruttare-ecco-lultimo-esempio/).
Non è solo una questione di soldi, ma sopratutto di rispetto verso un territorio che da questo punto di vista è letteralmente depredato. Che sconta l’incredibile paradosso di essere, allo stesso tempo, tra le zone energeticamente più produttive d’Italia ed anche tra quelle più povere, disagiate e spopolate.
Segno evidente che la ricchezza prodotta sui Monti Dauni (anche ad un elevato prezzo ambientale) va a finire da qualche altra parte.
Poi, per carità, si potrebbe allargare il ragionamento a tantissimi altri aspetti che ci riguardano e che in qualche caso sono stati anche accennati durante la cerimonia con il Premier. Va bene tutto, purché non ci si fermi alla (bella) giornata di Volturara.