Siamo considerati di serie B anche da trivellati.
Tutti ricorderanno il gran casino messo su dal Presidente Emiliano contro le trivellazioni in mare, l’ennesimo scontro con il Governo “amico”, la mobilitazione popolare, il referendum fallito. Tutto questo mentre i Monti Dauni venivano e vengono tranquillamente trivellati nell’indifferenza o con il benestare di tutti. Cominciando dalla stessa Regione Puglia che, quando è chiamata a farlo, riattribuisce senza colpo ferire le concessioni dei giacimenti di idrocarburi alle multinazionali che beatamente estraggono (tanto queste cose non fanno notizia, né propaganda).
Eppure non è stato sempre così. Circa 50 anni fa Biccari ed il Subappennino Dauno, in Provincia di Foggia, furono teatro di una grande mobilitazione politica, istituzionale e popolare per fare in modo che l’utilizzazione del metano presente nel nostro territorio determinasse ricadute positive ed occasioni di sviluppo per le comunità locali. Gli atti amministrativi e finanche parlamentari, nonché le cronache e le testimonianze del tempo, custodiscono ampie e profonde tracce di quel momento storico di straordinaria importanza per il nostro comprensorio. Fu proprio in quell’occasione che, a seguito dell’intenso confronto tra i comitati locali e la politica nazionale, si ottenne l’insediamento dell’Industria Resine Biccari (IRB) che per diversi decenni, e fino alla crisi ed alla chiusura di circa dieci anni fa, ha garantito lavoro ed occupazione a centinaia di residenti.
(per maggiori info: http://letteremeridiane.blogspot.com/2018/04/perche-il-subappennino-e-stato-sconfitto.html).
Dopodiché più nulla. Con il negativo epilogo dell’esperienza industriale, nonostante il protrarsi delle estrazioni, il nostro territorio non ha ricevuto più alcuna significativa compensazione, salvo le modeste royalties che oggi, peraltro, sono duramente contestate dalle Società titolari dei permessi attraverso una serie di iniziative giudiziarie ben note al Ministero.
Come se non bastasse, i Comuni dei Monti Dauni interessati dalla coltivazione degli idrocarburi hanno subito una vera e propria beffa dalla Regione Puglia che, con la DGR 444 del 20.03.2018, ha incredibilmente deciso di finanziare, con le risorse prodotte nel nostro territorio e di spettanza regionale (oltre 23 milioni di euro!), Comuni ed opere che nulla hanno a che vedere con le estrazioni, determinando un ingiusto squilibrio tra le nostre aree che subiscono i pesanti impatti ambientali (trivellazioni, ricerche, pozzi, metanodotti) e quelle, decisamente più fortunate, destinatarie delle risorse.
(per maggiori info: https://melascrivo.it/idrocarburi-monti-dauni-terra-solo-da-sfruttare-ecco-lultimo-esempio/).
Per di più, oltre che dagli impianti esistenti, moltissimi nostri Comuni sono interessati da istanze di permessi di ricerca e dunque da nuove possibili estrazioni in corso di valutazione ambientale o in fase decisoria che potrebbero delineare un utilizzo ancor più massiccio ed intensivo di ampie zone del nostro Appennino.
A tutto ciò si aggiunge la non secondaria circostanza che vede l’area dei Monti Dauni già fortemente penalizzata nel settore eolico dal momento che, complice una normativa svantaggiosa per gli Enti locali, le Società proprietarie dei parchi (tranne pochissimi casi) non versano più ai Comuni le royalties previste dalle convenzioni a loro tempo sottoscritte, determinando conseguenze pesantissime sui già martoriati bilanci dei nostri piccoli Comuni. Sul punto, è appena il caso di ricordare che il tavolo aperto dall’ANCI con il Ministero dello Sviluppo Economico, all’epoca del precedente Governo, non ha prodotto risultati significativi e concreti per i nostri Enti.
Da questo combinato disposto deriva un paradosso ormai non più accettabile che vede nei Monti Dauni la parte energeticamente più produttiva della Puglia ed al tempo stesso anche la più povera, disagiata e spopolata.
È indubbio, pertanto, che le precedenti scelte politiche in materia energetica hanno, di fatto, determinato un vero e proprio sfruttamento ambientale dei Monti Dauni senza alcun miglioramento della grave condizione socio-economica della zona, sempre più caratterizzata da carenze infrastrutturali, rarefazione dei servizi pubblici, mancanza di lavoro e spopolamento.
Ora, mentre si discute di Strategia delle Aree Interne o ci si esalta inutilmente per qualche milione di euro di finanziamento arrivato dalla Regione Puglia (come una goccia nel mare che non serve a niente), mi viene in mente che per il nostro territorio il primo punto della Strategia potrebbe essere semplice e di facile attuazione: permettere ai Monti Dauni di poter godere appieno delle risorse che produce.
Sarebbe un vero e proprio extra-budget capace di creare uno shock positivo per tutta la nostra area. A cominciare, per esempio, da quei 23 milioni di euro presi dalla Regione Puglia e destinati ad altre realtà che, non essendo catalogate tra le “aree interne”, si presumono comunque più ricche e meno in difficoltà dei Monti Dauni. In una situazione normale, equa e giusta dovrebbero essere usati per la nostra Strategia. Per combattere lo spopolamento, creare lavoro e valore, aumentare i servizi che invece diminuiscono sempre di più, dare incentivi a chi resta e a chi subisce direttamente i negativi effetti ambientali di queste attività.
I Monti Dauni non sono poveri, sono stati impoveriti. E’ molto diverso. Per cercare di farcela, dobbiamo ripartire da qui. Da questa rinnovata consapevolezza.