Quando dicevo che non bisogna mai abbassare la guardia quando si parla di Piccoli Comuni mi riferivo anche a questo. Alla corrente di pensiero che ancora resiste, nonostante la Legge Realacci, la Strategia delle Aree Interne e gli altri segnali positivi di questi ultimi tempi, e che sostanzialmente vuole la cancellazione dei cosiddetti mini enti.
Per l’ennesima volta si è incaricato di portare la bandiera Piero Fassino che è tornato a bomba per dire che i “I Comuni sono troppi”.
Come riportato da La Stampa di un paio di giorni fa, infatti, parlando a Cuneo alla presentazione del suo libro (PD Davvero), l’ex Sindaco di Torino ha nuovamente rispolverato il suo vecchio pallino dei tempi della nefasta presidenza dell’ANCI: “Servono Comuni con ventimila residenti”.
Giusto per capirci, secondo la strampalata idea di Fassino, nella sua regione, il Piemonte, i Comuni dovrebbero passare dagli attuali 1.204 a soli 26. “Per contare di più“, dice.
Una vera follia.
Perché c’è bisogno di tutt’altro. Di riavvicinare l’esercizio democratico ai cittadini, di garantire al Paese un equilibrio demografico ed ambientale, di riportare i servizi sul territorio senza costringere centinaia di migliaia di persone a spostarsi verso le sempre più invivibili aree metropolitane, svuotando l’Italia interna con con costi molto presto insostenibili e conseguenze drammatiche.
Non c’è da fare calcoli e da tirare righe a tavolino sperando che cancellando un Piccolo Comune si possano cancellare i problemi dei suoi abitanti. Perchè è esattamente il contrario.
Al centro della Politica deve ritornare l’essere umano. Perciò bisogna ripartire dai Comuni e dalle Comunità. E dalla democrazia di prossimità.
Fassino torni pure alle sue profezie.