Dopo 23 anni torna un Ministro al Mezzogiorno (senza portafoglio, ovviamente). È Claudio De Vincenti, professore universitario, economista e soprattutto uomo di governo ormai da cinque anni, prima con Mario Monti e poi con Matteo Renzi (esperienze, quest’ultime che non depongono certo a suo favore). Secondo la versione ufficiale, questo dovrebbe essere un segnale dal grande significato politico. “La mia nomina riconosce l’importanza che questo governo dà al tema Mezzogiorno” ha detto De Vincenti prima di non resistere alla tentazione della macchietta: “io speriamo che me la cavo”. Parola di simpaticone. A cui, evidentemente, il Sud evoca ignoranza e commedia.
È un cambio di rotta? Non credo proprio. Primo perché non mi sembra che il Governo Gentiloni abbia forza, autorevolezza ed autonomia per imporre svolte di alcun tipo. Secondo, perché questo De Vincenzi me lo ricordo bene. In questi anni ha accompagnato Renzi in quella farsa della firma dei Patti per il Sud. Avrebbe dovuto coordinare la “Nuova officina per il Sud”, l’organismo di coordinamento delle politiche per il Mezzogiorno voluto dal Premier per ingraziarsi il Meridione. Anche qui, un bel nome a coprire un vuoto cosmico. Infine, è stato il protagonista dell’ultimo e più odioso scippo del Governo al Sud con la cancellazione nottetempo dei 50 milioni stanziati per i malati di Taranto ed il successivo duro scambio di accuse con Emiliano ed il Presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia (PD) che in un ormai celebre tweet lo ha liquidato così: “… quella di De Vincenti è la metamorfosi di un ex comunista diventato bugiardo e arrogante”.
Ed allora sembra quasi una provocazione. Cresce il sospetto che l’individuazione di un Ministro al Mezzogiorno sia solo l’ennesimo tentativo di recuperare qualche consenso nella parte d’Italia che ha non ha caso a più severamente bocciato il referendum di (e su) Renzi. Una lavata di faccia, insomma. E neanche la prima.
Intanto il Sud muore e si allontana sempre più dal resto del Paese. Solo qualche giorno fa, infatti, l’ISTAT ha certificato al Sud un livello reddito medio pro-capite inferiore del 44% rispetto al resto della Nazione. Il Sole 24 Ore nella consueta classifica sulla qualità della vita ha relegato nelle posizioni di coda quasi tutte le province meridionali. Mentre lo Svimez, solo per citare l’ultimo dato, nel rapporto 2016 ha posto l’accento sul calo demografico del Mezzogiorno, sul rischio spopolamento e la massiccia ripresa dell’emigrazione.
Ecco perchè c’è bisogno di cose serie. Se proprio si vuole dare un segnale, il Governo restituisca immediatamente i 50 milioni per Taranto. Che di un Ministro inutile di un Governo a tempo, non sappiamo che farcene.