L’ultimo numero di Millionaire, il mensile di business più letto in Italia, apre con la copertina dedicata alla “rinascita dei borghi”.
Anche io, che non amo la retorica romanzata sui borghi (quella da “Piccolo Mondo Antico”, per intenderci), mi sono un po’ stranito nel vedere una rappresentazione così artificiale dei paesi, tra droni che volano, monopattini, forni 4.0 e gente al computer in ogni dove.
“È importante che se ne parli”, mi sono detto, e sono andato avanti.
Così sono stato super felice di rincontrare nelle pagine interne la mia amica Stefania Emmanuele da Civita (ciao!), che con il suo Borgoslow porta avanti temi e progetti che sento molto vicini, e conoscere per la prima volta altre esperienze di innovazione in aree marginali.
Poi è arrivata l’intervista al famoso architetto Stefano Boeri, celebre per il bosco verticale di Milano e non solo, ed il mio cauto ottimismo ha accusato un contraccolpo notevole.
Colpa di affermazioni come questa: “I borghi devono diventare piccole città”, con conseguenze non meno temerarie, tipo: “I borghi possono accogliere anche negozi di catene, franchising, che mantengono in modo diffuso la loro presenza sul territorio”.
“Non è importante che se ne parli, è importante che se ne parli bene”, mi sono ridetto, correggendomi.
Perché i rischi di una narrazione sbagliata iniziano a diventare concreti ed evidenti. Chi vive nei paesi può tranquillamente confermare che i maggiori danni nei borghi forse sono stati fatti proprio quando si è avuta la pretesa di pensarli e trasformarli acriticamente in piccole città. Basti pensare allo scempio della proliferazione di quartieri di case popolari anche in paesi di poche migliaia di abitanti con il contestuale svuotamento dei centri storici.
In questa distorsione comunicativa rischia di sembrare addirittura offensivo ipotizzare, come fa l’architetto, l’apertura di catene di negozi e di franchising in paesi dove si fatica a portare avanti un bar, un forno, un’alimentari. E meno male che ne parliamo proprio nella settimana in cui, per la prima volta nella storia, viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale un finanziamento di 210 milioni a sostegno delle attività commerciali e artigianali che nonostante tutto resistono nei piccoli comuni.
Forse è il caso, allora, che al dibattito sulla rinascita dei borghi partecipino di più le comunità locale, che ne se parli nei municipi e nelle piazze, nelle scuole di paese, nei veri boschi orizzontali, non solo in quelli verticali. Altrimenti rischia di diventare un’altra cosa.
Chi, come l’architetto Boeri, vuole contribuire sinceramente a questo processo, si faccia un giro nei paesi veri, quelli delle aree interne, dell’Italia rugosa, delle restanze coraggiose.
Ci troverà ritardi ed anticipi, difficoltà ed opportunità, grandi chiusure ed immense aperture.
Mi offro come guida.
Magari dopo sarà più facile comprendere che i borghi non sono piccole città. Esattamente come le città non sono borghi più grandi.