“La fusione fa la forza”, recita un manifesto del PD Toscano relativo ad un incontro di qualche giorno fa. Aumento dei contributi regionali e corsia preferenziale per i bandi pubblici, invece, sono le misure incentivanti annunciate in quella sede per i Comuni che decidono di fondersi. Come dire che siamo alle offerte speciali.
A vestire di autorevolezza le bischerate di certi politici, però, è l’attività quotidiana di stampa, esperti, professori e primi della classe arruolati dal Pensiero Unico.
L’articolo di ieri di Ettore Jorio su Il Sole 24 Ore è soltanto il più recente degli esempi. Già dal primo rigo, infatti, si capisce molto bene che non ci sarà alcuno spazio per obiettività ed opinioni differenti che pure ti aspetteresti da un giornale così prestigioso (c’è sempre tempo per rimediare). Per ora, sono ammesse soltanto certezze granitiche e sentenze definitive. Come questa: “La fusione dei Comuni costituisce una formula vincente per contribuire sensibilmente al conseguimento dell’equilibrio del bilancio della Repubblica”.
Attingendo ai più tradizionali dei luoghi comuni, l’autore evidenzia anche come il primato delle fusioni spetti all’avanzatissima Lombardia con il Sud, invece, a fare (come al solito) la pecora nera della situazione.
A sentire Jorio, difatti, nell’arretrato Mezzogiorno si farebbe poco ricorso alle fusioni addirittura “perché manca la consapevolezza dello stato in cui versano i Comuni, in termini di bilanci e di condizioni amministrative”. Insomma, sarebbe soltanto la “proverbiale” ignoranza degli amministratori meridionali, incapaci finanche di rendersi conto dei loro bilanci, a frenare la soppressione dei Comuni in luogo delle fusioni. Sottosviluppati che non siamo altro.
Del resto, in questa logica di propaganda spicciola, anche i termini apparentemente più banali sono utilizzati e scelti con molta oculatezza per orientare da subito l’opinione dei lettori e dei cittadini. Non a caso, ad esempio, il PD della Provincia di Macerata in una recente nota diffusa a mezzo stampa stigmatizza lo scarso ricorso alle fusioni nella propria provincia rammaricandosi di come questa fosse “ancora indietro” rispetto a “realtà più evolute” (a ridaje!) come Toscana, Marche ed Umbria.
Giorno dopo giorno, intervento dopo intervento, convegno dopo convegno, prende forma, quindi, la più pericolosa e subdola delle equazioni:chi non si fonde è indietro, gli altri avanti.
Così non serve aggiungere altro. La linea di demarcazione tra buoni e cattivi è già stata tracciata e la selezione tra le idee corrette e quelle scorrette, anche.