Se tre indizi fanno una prova, ci siamo quasi. Il Partito Democratico ha deciso di rottamare i Piccoli Comuni. A partire dalla Toscana, la terra del Premier Renzi.
Dopo le dichiarazioni shock di Fassino di qualche tempo fa inneggianti alla fusione dei Piccoli Comuni (ancora facilmente reperibili su google), dalla rossa Toscana arriva un altro durissimo colpo all’autonomia dei c.d. “mini enti”. Secondo i massimi esponenti regionali del Partito Democratico riunitisi in una convention ad Empoli (ribattezzata “leopoldina” dalla stampa locale) in Toscana ci sarebbero troppi Comuni. Ergo, andrebbero accorpati. E pure in fretta.
A dettare la linea della “soluzione finale” è Dario Parrini, segretario regionale del PD che, forte di uno studio dell’istituto regionale per la programmazione economica della Toscana (IRPET), ha rotto gli indugi. “La posizione del PD – ha detto al Corriere Fiorentino – non sarà sfumata, ma netta a favore delle fusioni”.
La motivazione, manco a dirlo, è quella del risparmio atteso. Con decine e decine di dati, studi e simulazioni che dimostrerebbero la convenienza economica di eliminare i Piccoli Comuni. Peccato che la Corte dei Conti (si veda ItaliaOggi del 21/8/2015) abbia sentenziato l’esatto contrario e che l’esperienza delle Province semichiuse dal Delrio sia del tutto fallimentare. Si possono chiudere Enti ed eliminare Sindaci, ma i bisogni ed i problemi delle persone restano intatti ed anzi, nella confusione istituzionale creata, rischiano addirittura di aggravarsi.
Ma la politica incapace di costruire può solo distruggere. Senza fermarsi a ragionare perché la velocità è il suo nuovo mantra. Guai a rallentare.
Così, come da schema lungamente provato in allenamento, il Presidente della Regione Enrico Rossi (altro PD) ha immediatamente raccolto l’assist del compagno di partito, tanto che – come riferisce Ilaria Bonuccelli su Il Tirreno – già nelle prossime settimane la Regione farà in modo di promuovere le fusioni con l’annuncio di una serie di incentivi per chi deciderà di avviare il processo di auto eliminazione entro dicembre. Poi, finite le offerte speciali, non è escluso che la Regione possa addirittura agire d’ufficio.
Eloquenti, a tal proposito, le dichiarazioni di Rossi sul Corriere Fiorentino del 20 ottobre: “C’è una taglia minima che giustifica l’esistenza amministrativa del Comune, per capacità di mantenere servizi, programmare e investimenti. L’approccio dell’Irpet (Comuni da almeno 20 mila abitanti, ndr) è teorico, ma interessante. Può darsi che in montagna la soglia sia troppo alta, altrove bassa. Ma sicuramente non si può pensare che la Regione, per programmare servizi attuali e futuri, parli con 279 Comuni….” .
C’è una “taglia minima”, dunque. Con buona pace della storia, del territorio e della … Costituzione.
Come se non bastasse, secondo i beninformati, il Governatore vorrebbe passare dalle parole ai fatti quanto prima. L’idea è quella di anticipare una norma governativa e di fare della Toscana una sorta di laboratorio nazionale e di regione pilota. Difficile pensare, a questo punto, che sull’operazione spazza-comuni non ci sia l’avallo di Renzi e che la cosa non possa allargarsi a macchia d’olio in tutte le regioni filogovernative.
Basta recuperare la cartina della nuova Toscana pubblicata dall’Istituto regionale per comprendere la portata del progetto del PD toscano: 50 Comuni al posto degli attuali 279, tutti concentrati intorno alle città capoluogo ed ai principali centri urbani. Tutto il resto, spazzato via. “Con l’addio delle province – dicono – dobbiamo aprire una nuova stagione istituzionale”. Quella dell’addio ai Comuni.