In genere non mi appassiono molto ai discorsi istituzionali. Figuriamoci a quelli di Mattarella. Questa volta però credo che sia giusto sottolineare alcuni passaggi di quanto detto dal Presidente della Repubblica in apertura dell’Assemblea ANCI.
Il primo sentimento che ha voluto esprimere il Presidente è stato quello della riconoscenza nei confronti dei Sindaci “per l’impegno incessante, quotidiano, talvolta al limite delle forze personali, che profondete nelle vostre comunità, nei grandi come nei piccoli centri, tra i cittadini che vi pongono problemi e chiedono risposte importanti per la loro vita, per l’ esercizio dei propri diritti, per il progredire della società“.
“Ciascun Sindaco – ha detto ancora il Presidente dimostrando di conoscere bene questo tipo di condizione – è mosso da un rapporto affettivo con il suo Comune, rapporto che matura sempre più nel corso del suo mandato“.
Poi ha continuato parlando dei Comuni, di tutti gli ottomila Comuni italiani che “sono il tessuto connettivo della nostra Repubblica. Dal più grande al più piccolo hanno tutti la medesima dignità. Rappresentano, nel loro insieme, le differenti esperienze presenti nel Paese e la vocazione all’unità. Rappresentano la storia, con i tesori e la cultura prodotti nei territori, e al tempo stesso sono la frontiera dove si affronta la sfida con i tempi nuovi, e con le innovazioni necessarie per divenire artefici del nostro futuro”.
I Comuni che sono senza dubbio “l’istituzione democratica nella quale più si riconoscono i cittadini” ed “il cui indebolimento sarebbe gravemente rischioso proprio perché il cittadino avrebbe la sensazione di un indebolimento della Repubblica”.
Parole belle e significative, che hanno anticipato il momento centrale del discorso (almeno secondo me): quello relativo alla legge sui Piccoli Comuni, definita dal Capo dello Stato “un passo significativo verso uno sviluppo più inclusivo e sostenibile. Le risorse sono ancora esigue, tuttavia si è avviato un processo (…) che si propone di contrastare lo spopolamento di paesi e borghi”.
“Non è certo un tema che si esaurisca con una legge . – ha precisato il Presidente – E’, piuttosto, il recupero di una consapevolezza”, con un occhio particolare rivolto ai giovani: “si può contrastare lo spopolamento se si pensa e si guarda anzitutto ai giovani“.
Da sottolineare anche il passaggio dedicato alle unioni da realizzare dove sono “condivise” e “convenienti”, dunque – ne deduco – senza più obblighi calati dall’alto privi di logica e di criterio.
Rilevante, infine, il passaggio dedicato alle aree interne. Secondo il Capo dello Stato ogni abitante di una zona rurale o montana deve potersi sentire cittadino a pieno titolo. “E’ necessario un concorde impegno per ridurre le distanze, riguardino esse le opportunità professionali o i servizi di istruzione e sanitari: vanno rilanciati i servizi pubblici di mobilità sul lato dell’offerta, senza nascondersi dietro alle carenze di una domanda dirottata altrove“. Come dire: non tutto può essere giustificato dalla logica dei numeri e dei conti. Finalmente!
Insomma nel suo breve ma intenso discorso il Presidente della Repubblica ha dimostrato di conoscere bene le difficoltà dei Sindaci ed ha speso parole importanti per i Piccoli Comuni e per le Aree Interne.
Ora vorrei dire una cosa. Porto la fascia tricolore da otto anni e ne ho viste di tutti i colori. Con tanti miei colleghi Sindaci siamo stati costretti a protestare per i tagli indicibili dei trasferimenti statali e per la tassazione locale utilizzata per sanare gli sprechi dello Stato fatti altrove. Ci siamo sentiti umiliati per disegni di legge che prevedevano l’eliminazione dei Piccoli Comuni sotto i 5 o 10 mila abitanti. Abbiamo resistito quando ci hanno lasciato ancor più soli tagliando il numero di assessori e consiglieri, sacrificando noi al Dio dell’Antipolitica, invece della pletora inutile dei super pagati consiglieri regionali e parlamentari. Abbiamo subito l’orda burocratica che si è abbattuta sui Piccoli Comuni. Ed il blocco del turn-over. E le gestioni associate. E gli ATO. Ed i bandi regionali per Comuni con almeno 15 mila abitanti. Ci hanno chiuso Ospedali e Tribunali. Hanno persino messo in dubbio il nostro diritto a ricevere ogni giorno i quotidiani, i giornali. E, credetemi, potrei continuare per tre giorni.
In questi ultimi anni abbiamo toccato il fondo. Perciò delle due l’una: o le parole del Presidente Mattarella (insieme alla Strategia Nazionale delle Aree Interne ed alla Legge sui Piccoli Comuni) segnano davvero una svolta oppure come diceva la Sora Lella …