Si sta come in autunno sugli alberi le foglie.
Chissà perché mi viene in mente Ungaretti mentre ripenso all’ultima beffa ai danni del mio e di tanti altri Comuni pugliesi.
La storia ha dell’incredibile. Racconta di come dalla “programmazione negoziata” si è passati, quasi senza rendersene conto, all’arbitrio con tanto di “fregatura assicurata”.
Tutto in nome di quella diabolica invenzione conosciuta come spending review utilizzata dai governi per imporre sacrifici. Agli altri.
Ecco l’ultimo esempio.
Nella precedente programmazione di Area Vasta, il mio Comune – come altri – scelse di puntare sull’efficientamento energetico degli edifici scolastici rinunciando, nell’ottica dell’equa spartizione dei fondi (di questo si trattava), ad altri interventi.
Si arrivò, nonostante l’insopportabile lentezza della burocrazia, alla firma del disciplinare e, dunque, al riconoscimento formale del finanziamento di 810 mila euro.
Poi venne Renzi e la sua prima Legge di Stabilità con il taglio retroattivo di 230 milioni alla Regione Puglia. E i finanziamenti per la (buona) scuola tornarono in bilico anche per i Comuni, ovvero per i soggetti istituzionalmente destinati a restare con il cerino in mano.
Seguì addirittura un ricorso alla Corte Costituzionale da parte del Governo regionale che obiettivamente fece tutto quanto nella sua disponibilità per evitare lo scippo.
Finché, lo scorso dicembre il pericolo viene dato per scampato. Il 4 del mese, infatti, arriva finalmente la e-mail dell’Assessore regionale Loredana Capone che dice: “Carissimi, volevo rassicurare tutti voi confermandoVi che nella scorsa giunta è stata approvata la delibera che sblocca tutti i progetti sull’efficientamento energetico delle scuole, in tal modo avrete la possibilità di procedere con i relativi adempimenti. Non è stato facile ma ce l’abbiamo fatta. Un caro saluti a tutti e buona Immacolata”. Alleluia.
Dopo le feste, l’11 gennaio scorso Roberto Tricarico, funzionario incaricato dalla Regione, scrive ai Comuni interessati ricordando “l’urgenza per la gara relativa agli affidamenti tecnici e soprattutto per la successiva gara lavori considerato che il Ministero dell’Economia ha inserito nella legge di stabilità una ulteriore verifica degli step al massimo entro la fine del mese di marzo”.
Lavori imminenti, dunque. Bene!
Ed invece di questi tempi non si può certo stare tranquilli. La renzata è sempre in agguato.
Improvvisamente, infatti, il Governo “interpreta” la norma a suo uso e consumo. Anche in questo caso, retroattivamente. Il comma 109 dell’art. 1 della Legge di Stabilità diventa una ghigliottina. “Si fa presente – dicono dalla Regione il 18 gennaio (appena una settimana dopo la prima comunicazione) – che il Ministero ha inteso interpretare il comma 109 dell’art.1 della legge di Stabilità per l’anno 2016 in senso restrittivo ossia che gli OGV relativi agli affidamenti gare lavori devono essere inseriti nel sistema di monitoraggio al più tardi entro il 31/01/2016”.
Sulla base di questa nuova interpretazione, dunque, quello che doveva essere fatto entro la fine di marzo deve essere fatto adesso entro la fine di gennaio. E te lo dicono il 18 di gennaio, quando ormai si è fuori tempo massimo. Out.
In pratica, è l’anticipazione della parola fine. Che arriva, come una sentenza, il 4 di febbraio in perfetto burocratese: “Il Ministero dell’Economia, con proprio provvedimento ad emanarsi entro il 30 aprile (…) provvederà a definanziare tutti gli interventi che al 31 gennaio non presentano impegni giuridicamente vincolanti”.
E così si perfeziona lo scippo. A botta di ritardi, complicazioni burocratiche, interpretazioni, commi e cavilli. E con buona pace della Politica, della programmazione, della buona scuola, della collaborazione istituzionale.
“Non c’è da preoccuparsi o incazzarsi”, mi dicono. Che adesso riparte la nuova programmazione. E la giostra.