In questi anni difficili, dove il tempo è incredibilmente cambiato in maniera diversa per ognuno di noi, l’Italia delle città ha scoperto il senso d’isolamento a cui è relegata da sempre l’altra Italia, quella definita “minore”.
La solitudine: una condizione umana, ma anche politica, a cui spesso bisogna abituarsi per non impazzire.
Il Molise è a tutti gli effetti una “regione bianca”, sempre in equilibrio politico e pertanto ininfluente nel quadro nazionale come lo sono le aree in forte spopolamento, dove uno vale niente e non uno, dove la politica che conta passa carica di buoni propositi solo per una festa patronale o una disgrazia.
Bisogna invece ringraziare Marco Damilano per aver iniziato il suo racconto da Pescopennataro come simbolo involontario dei cosiddetti “paesi polvere” in cui la vita va avanti nonostante l’indifferenza.
Dobbiamo ringraziare Marco Damilano e non i leader nazionali che, anche questa volta, hanno scelto altri lidi e altre facce, forse meno sincere, per le loro passerelle da fuorisede e fuoricorso in geografia.
Sbaglia chi immagina che questi dieci minuti di bella televisione asciutta siano un caso sporadico lungo la penisola.
In Italia 13.7 milioni di abitanti vivono in migliaia di piccoli Pescopennataro distribuiti dalla Val d’Aosta alle isole, pagano le tasse per servizi non goduti, strade non asfaltate, ferrovie chiuse, ambulatori a giorni alterni.
Marco Damilano, come un moderno Piovene a colori, ci racconta quanto sia distorta la visione periferica e romana dei borghi da cartolina e al contempo quanto sia resistente una comunità che non si arrende. E sbaglia che insegue quei modelli che, come tutte le mode, passeranno in fretta distruggendo anche quel poco che è rimasto.
Ci vediamo a Pescopennataro, se avete coraggio.
Buon voto.
di Gianluca di Lonardo