In un contesto non facile, dove la parola “poeta” può essere addirittura usata in senso dispregiativo e dove appare sempre più sconsigliabile parlare del proprio paese, Giuseppe Osvaldo Lucera continua ad offrire agli appassionati di storia locale opere preziose e sorprendenti ed iniziative culturali notevoli.
Dopo il lungo studio sul brigantaggio, “Biccari tra il 1870 e il 1931, ovvero storie di stupri, infanticidi, omicidi ed errori giudiziari” (vol. I, youcanprint ed, 252 pag., 15,00 €), apre una straordinaria finestra su un altro periodo particolarmente buio e controverso del nostro paese, quello immediatamente successivo alla proclamazione del Regno di Italia.
Attraverso minuziose ricerche di archivio ed il fedele richiamo ad atti processuali di oltre cento anni fa, l’autore non solo racconta casi giudiziari che oggi riempirebbero intere puntate di trasmissioni televisive, ma ci fa conoscere aspetti della vita sociale di Biccari finora poco noti o troppo facilmente dimenticati.
Così, i giudici borghesi ed elitari, i reali carabinieri trapiantati dalle province del settentrione, i pochi notabili possidenti, i sindaci eletti da appena 49 votanti su 5000 abitanti ed infine i rinomati avvocati della tradizione forense lucerina sono solo le illustri comparse sul grande palcoscenico della povertà e della miseria messa in scena dal giovane regime “liberale”.
Servono, nel lavoro dell’autore a raccontarci cos’era e com’era Biccari (al pari di qualsiasi altro piccolo comune della zona) in quegli anni. La schiacciante divisione sociale, la miseria nera, la mancanza di futuro nei circa mille giovani partiti per l’America, la violenza facile e gratuita, il ruolo marginale e succube delle donne ed ancor più di quelle giovani o “ritardate”, i ragazzi di 14 anni già uomini fatti con i coltelli in tasca, la giustizia benestante e sommaria. Ma anche, le strade dell’epoca con i loro nomi originali e solo successivamente sacrificati ai nuovi padroni, l’attuale centro storico stracolmo di gente abituata a vivere alla giornata, i pericolosi mondezzai a cielo aperto ove soddisfare i bisogni corporali e rischiare di fare brutti incontri, le locande del paese piene di uomini dediti al vino, la pubblica illuminazione composta da dodici – tredici lumi, le campagne popolose, l’analfabetismo dilagante, i nomi ed i cognomi familiari, la festa patronale appena celebrata …
È in questo scenario che si inseriscono le piccole e tragiche storie dei protagonisti. Dei braccianti e pastori, delle serve e contadine, degli ubriaconi e disadattati, ma soprattutto, dei poveri ed emarginati che, forse solo il caso, ha successivamente distinto in vittime e carnefici. Storie di stupri, di omicidi, di clamorosi errori giudiziari, di innocenti morti in carceri disumane, di confessioni tardive degne dei migliori film gialli. E di famiglie segnate per sempre da quei fatti.
Piccole storie di donne e uomini vittime del loro tempo, prima ancora che dei loro assassini. Piccole storie che fanno parte della grande Storia di Biccari e che oggi, grazie a Giuseppe Osvaldo Lucera, possono essere ancora ricordate senza nessuna pretesa di essere giudicate.
PS: L’appuntamento per la presentazione è per il 31 luglio a Biccari in Via Lippi.