Piccolo Spazio Pubblicità. Ho appena finito di leggere il numero 50 dei Quaderni della Ricerca (Loescher editore) dal titolo “Scuola e innovazione culturale nelle Aree Interne”, curato da Daniela Luisi e Filippo Tantillo.
Se, come diciamo spesso, i Piccoli Comuni possono diventare un luogo di sperimentazione e di anticipo (G. Carrosio) rispetto a soluzioni e modelli futuri, a maggior ragione questa portata innovatrice può e deve essere riconosciuta alle loro Piccole Scuole.
Da questo punto di vista, il lavoro di Luisi e Tantillo ha il pregio di raccogliere casi concreti, pratiche innovative e sperimentazioni efficaci in grado di dimostrare che quelli che generalmente sono considerati svantaggi (l’isolamento geografico, il numero ridotto di alunni, le pluriclassi, ecc…), se opportunamente riconsiderati, possono diventare punti di forza.
La “Scuola di Valle” in Valle Grana, ad esempio, è riuscita a costruire una nuova identità territoriale tra più borghi montani, a sfatare il luogo comune che vede la montagna come territorio culturalmente isolato ed arretrato, a diventare una vera e propria agenzia didattico – educativa capace di invertire la tendenza, a essere ormai il principale motivo di permanenza nella valle e a crescere nel numero degli alunni orientando le scelte anche di famiglie dai paesi circostanti. Grazie, ovviamente, a cambiamenti radicali e coraggiosi, a ripensamenti importanti sulla didattica, sugli spazi e, persino, sugli arredi. Grazie, manco a dirlo, alla forza generatrice della Strategia Nazionale delle Aree Interne (che non è solo una cosa che eroga finanziamenti ai territori!).
Il Quaderno scorre veloce passando da nord a sud citando casi virtuosi in cui la SNAI ha innescato processi virtuosi partendo dalle scuole con la creazione di occasioni formative di alto livello, con insegnamenti trasversali ed innovativi e pratiche generative come la “natura come libro di testo” nell’area interna del Matese, la “comunità educante” in Val di Susa, il modello didattico bilingue del BR ING sperimentato con successo nel benventano oppure agli Agrinidi nelle Marche.
L’elenco ovviamente continua sfogliando le pagine del libro.
Perché sono davvero tanti gli spunti interessanti che questa ricognizione offre a chi prova a resistere nei territori ma anche a chi è chiamato a dare continuità, forza e vigore alla SNAI per affermare una verità sacrosanta che vale per la scuola e per tutto il resto: un modello pubblico che interviene con le stesse modalità in piccolo paese della Valle D’Aosta e in una città è un modello falsamente ugualitario che non garantisce, in realtà, un equo trattamento tra i cittadini (S. Lucatelli).
Perciò tocca studiare. Sempre. Ma questa volta nelle piccole, coraggiose ed innovative scuole delle Aree Interne.