Il 2017 potrebbe essere un anno speciale per i Borghi ed i Piccoli Comuni italiani. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha infatti firmato la direttiva che indice per il 2017 “l’Anno dei Borghi in Italia” per valorizzare il patrimonio artistico, naturale e umano di luoghi definiti nel Piano Strategico di Sviluppo del Turismo come una componente determinante dell’offerta culturale e turistica del Paese. La direttiva costituisce il Comitato per i Borghi turistici italiani e avvia l’elaborazione di linee guida e modelli per favorire l’organizzazione di un Forum Nazionale sui Borghi, realizzare l’ “Atlante dei Borghi d’Italia” e lanciare il riconoscimento annuale di borgo smart per la comunità locale dimostratasi più attiva nell’ambito dell’innovazione dell’offerta turistica. “I borghi che costellano il territorio delle nostre regioni”, ha detto il ministro Franceschini, “ricchi di storia, cultura e tradizioni, sono il cardine per la crescita di un turismo sostenibile, capace di creare autentiche esperienze per i visitatori e di permettere lo sviluppo armonico delle comunità che vi vivono. L’Anno dei Borghi sarà un momento importante per promuovere queste realtà che tanto contribuiscono alla qualità della vita nel nostro Paese”.
Tutto bene, dunque. L’Italia è costellata di borghi e di piccoli comuni noti per bellezza, storia e tradizione ed è ora che vadano riscoperti e tutelati.
Ma attenzione a non ridurre tutto a queste cose. I Piccoli Comuni non sono solo soggetti da cartolina o posti ameni per pasquette e scampagnate.
Se si vuole che davvero il 2017 sia l’anno dei Borghi occorre rivedere scelte scellerate che in questi ultimi periodi hanno reso impossibile la vita a questi Piccoli Comuni: smetterla con stupide imposizioni relative ad associazionismi e fusioni forzate ed antidemocratiche; cancellare il voto ponderato negli organi di secondo grado (come le “nuove” Province) magari ridando il voto ai cittadini; interrompere i tagli lineari ai trasferimenti e ristorare i Comuni che hanno troppo duramente pagato colpe altrui; sbloccare le assunzioni e ridare la possibilità di fare acquisti in loco (l’economia locale si aiuta anche così); snellire e sburocratizzare tutte quelle procedure che rendono ingestibile qualsiasi procedimento, dagli appalti al bilancio, dagli inutili documenti pluriennali ai mastodontici piani anticorruzione; ritornare a rispettare il principio costituzionale dell’autonomia locale. E poi, approvare la legge sui Piccoli Comuni, metterci soldi veri, ridare competenze e dignità agli Enti Locali. Ritornare ad avere una visione complessiva della Nazione con scelte coraggiose e sganciate dalla logica dei numeri. Affermare senza mezze misure (e senza retorica) che i Borghi ed i Piccoli Comuni in genere sono importanti in tutti i settori, non solo in quello turistico. Insegnare la bellezza del paesaggio, l’importanza dell’appartenenza, il piacere dell’identità, il valore del territorio. Ripartire dall’Italia dei Comuni e dalla democrazia di prossimità. Assicurare il diritto degli abitanti ad abitare la propria terra.
Solo così, il 2017 sarà davvero l’Anno dei Borghi.