Sembra la Grande Abbuffata. È notizia di oggi (fonte: Gazzetta del Mezzogiorno) che il presidente dell’Acquedotto Pugliese procederà all’assunzione di se stesso (avete capito bene) con l’incarico di direttore generale.
Attraverso questa bizzarra auto-assunzione, il manager genovese guadagnerà 240mila euro lordi l’anno, cioè il tetto massimo invalicabile previsto dalla legge per i manager pubblici. A domanda, avrebbe risposto: “Così fan tutti”, citando gli esempi delle quattro principali utility italiane (Acea, A2A, Iren e Hera), oltre che di Enel e Terna dove gli amministratori sono anche direttori generali.
Non è finita, però. A giorni è previsto anche il via libera all’assunzione di quattro nuovi manager di vertice voluti dallo stesso De Sanctis e selezionati – così dice la Gazzetta – attraverso un cacciatore di teste. Siamo, in pratica, all’intelligence.
“Così ci adeguiamo a tutte le altre grandi aziende”, dice il presidente/direttore (ci mancherebbe). Il costo totale dell’operazione dovrebbe essere di circa 1 milione di euro.
Il tutto mentre non vi è alcuna chiarezza sul futuro di Acquedotto Pugliese che ha la concessione del servizio idrico integrato in scadenza a fine 2018 ed è sempre più spesso al centro di strane voci di internazionalizzazione, di operazioni multinazionali con l’Albania, di trasformazione in multiutility e … di privati pronti ad entrare “per fare investimenti”.
Intanto, i consiglieri 5 Stelle di Puglia, tanto per dire a che punto siamo, annunciano che nei prossimi giorni faranno “nomi e cognomi della piovra che si è formata in AQP solo nell’ultimo anno, finalizzata forse al disegno della sua privatizzazione”.
Ora, sarebbe il caso di ricordare che tutta la baracca (per così dire) è finanziata dalle tariffe dei pugliesi e che questi più che generosi emolumenti riconosciuti ai super manager vengono pagati dalla gente comune che ogni volta che apre il rubinetto dell’acqua deve farsi il segno della croce. Qualcuno ai piani alti dovrebbe interrogarsi (e magari vergognarsi) di fronte ai dati di Cittadinanza Attiva che ha certificato nell’ultimo decennio un aumento di oltre il 60% delle bollette dell’acqua con la Puglia al quinto posto (prima al Sud) nella classifica delle regioni con l’acqua più cara. I più attenti e coraggiosi dovrebbero incalzare continuamente i politici ricordando loro che “l’acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale” (direttiva 2000/60/CE), che non è affatto obbligatorio il recupero integrale dei costi in tariffa (Sentenza della Corte di Giustizia Europea n. C-525/12) e che è abominevole soltanto ammettere che con l’acqua si possano fare utili e ricavi (art. 2 L.R. Puglia n. 11/2011).
Anche per tutto questo la battaglia per l’acqua pubblica e per la sua gestione locale e comunale è qualcosa di doveroso, sacrosanto, irrinunciabile. Loro, intanto, continuino pure ad abbuffarsi che come va a finire il film, lo ricordiamo bene.
*La grande abbuffata (La grande bouffe) è un film del 1973 che narra di quattro uomini che, stanchi della vita noiosa e inappagante che conducono, decidono di suicidarsi, chiudendosi in una casa nei dintorni di Parigi e mangiando fino alla morte.