Il 22 marzo, oggi, si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua. Nel mio piccolo, ne ho approfittato per scrivere questa lettera aperta al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Perché Biccari, come tutti gli altri Piccoli Comuni, è obbligato per legge a cedere la gestione del servizio idrico al gestore unico regionale con tutto quello che ne consegue in termini di aumento dei costi e di riduzione di autonomia. E perché, specie ora che i venti di privatizzazione hanno ripreso a soffiare, sogno una gestione dell’acqua pubblica e rispettosa delle comunità e delle autonomie locali, non lucrosa e con tariffe basse, democratica e soprattutto trasparente.
Lettera aperta sugli adempimenti ex L.n. 164/2014 (c.d. Sblocca Italia) in tema di Servizio Idrico Integrato.
Pregiatissimo Sig. Presidente,
il Comune di Biccari, così come diversi altri Piccoli Comuni, a seguito dell’entrata in vigore del c.d. Sblocca Italia, è costretto – pena la responsabilità erariale degli amministratori locali! – a cedere la gestione del Servizio Idrico comunale all’Ambito Territoriale Ottimale regionale con tanto di applicazione della c.d. tariffa unica. A tal proposito, già da diversi mesi intercorrono riunioni ed incontri tra il nostro Ufficio Tecnico Comunale ed i funzionari dell’Autorità Idrica Pugliese, dell’Acquedotto Pugliese e della ASL.
Ebbene, nell’adempiere – mio malgrado – a questo ennesimo obbligo di legge irrispettoso delle autonomie locali e dei principi di efficienza, efficacia ed economicità, anche in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua in programma oggi, porto alla Sua attenzione le seguenti considerazioni.
La direttiva 2000/60/CE, al primo punto delle premesse, recita testualmente che “l’acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale”.
La Dichiarazione di Napoli sul Diritto all’Acqua del 13.06.2015, nel ribadire che l’acqua è un diritto delle generazioni future, chiede che l’acqua sia gestita esclusivamente e direttamente dalle comunità locali.
A seguito dell’iniziativa dei cittadini europei “L’acqua è un diritto” (Right2Water, 2014/2239/INI), il Parlamento Europeo ha adottato la Risoluzione dell’O8.09.2015 con la quale ha invitato la Commissione, la Banca Europea per gli Investimenti e gli Stati membri “a sostenere i Comuni dell’UE che non dispongono del capitale necessario per accedere all’assistenza tecnica, ai finanziamenti dell’UE disponibili e a prestiti a lungo termine a tassi di interesse agevolati, in particolare allo scopo di provvedere alla manutenzione ed al rinnovamento delle infrastrutture idriche” (p. 28).
L’obbligo del recupero in tariffa dei costi di investimento e dei costi di gestione, ad oggi applicato in Italia, non è conforme all’art. 9 comma 4 della direttiva 2000/60/CE che, proprio in considerazione della particolarità e dell’importanza del “bene acqua”, prevede la possibilità per gli Stati membri di non applicare le disposizioni volte al recupero dei costi dei servizi idrici senza che ciò comporti una violazione della direttiva stessa. Tale facoltà degli Stati membri è stata definitivamente confermata dalla Sentenza della Corte di Giustizia Europea n. C- 525/12 dell’11.09.2014. L’importanza della Sentenza avrebbe dovuto suscitare anche l’attenzione del Governo italiano ed invece finora è stata letteralmente ignorata.
Alla luce di quanto sopra, appare evidente che gli indirizzi del Governo nazionale vadano esattamente in una direzione diversa rispetto a quella auspicata dal Parlamento Europeo ed avvalorata dalla Corte di Giustizia Europea.
A questi dati di fatto, peraltro, si aggiunge la crescente preoccupazione per lo sviluppo dell’iter parlamentare del DDL n. 2122 a firma dell’On. Daga (sostenuta dall’ANPCI -Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia) e per le polemiche relative ad una possibile riapertura del Governo alla privatizzazione dell’acqua.
Anche l’attuale normativa regionale, peraltro, andrebbe adeguata ai sopra richiamati orientamenti europei dal momento che in più disposizioni prevede l’applicazione del recupero dei costi ed anche la possibilità che il Servizio Idrico ottenga “avanzi di gestione”. L’art. 2 della L.R. n. 11/2011 (Gestione del Servizio Idrico Integrato – Costituzione dell’Azienda pubblica regionale Acquedotto Pugliese), ad esempio, prescrive “l’obbligo di reinvestimento nel servizio di almeno l’80% degli avanzi di gestione”, lasciando intendere quindi non solo che il Servizio Idrico integrato possa ottenere avanzi di gestione, ma che il 20% di questi avanzi possa anche non essere reinvestito nel servizio stesso senza peraltro specificarne la destinazione alternativa. Anche la L.R. n. 9/2001 (Istituzione dell’Autorità Idrica Pugliese) incide sulla tariffa allorquando all’art. 13 prevede che “una quota massima del 20% delle spese per il funzionamento dell’Autorità può essere a carico della tariffa del Servizio Idrico Integrato”.
Signor Presidente,
mi permetto di farle notare che la previsione di un unico soggetto gestore del Servizio Idrico Integrato, anche alla luce dei vari fallimenti degli Ambiti Territoriali Ottimali, anziché subire accelerazioni, dovrebbe comportare una riflessione generale sull’applicabilità di tale modello (anche in vista della scadenza della concessione con Acquedotto Pugliese). Oltre all’aumento del costo del bene più prezioso ed al contestuale peggioramento del servizio idrico (dovuto a molteplici fattori, tra cui la scarsa conoscenza delle reti e la mancanza di controlli diffusi sul territorio), le esperienze degli ATO italiani presentano numerose criticità anche dal punto di vista del deficit democratico e della lesione di principi costituzionali in materia di sovranità popolare, responsabilità politica e autonomie locali.
In linea con questo disegno, peraltro, si inserisce l’art. 1 comma 609 della Legge di Stabilità 2015 che ha stabilito che “al fine di promuovere processi di aggregazione e di rafforzare la gestione industria/e dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica (…) le deliberazioni assunte dagli organi di governo di secondo livello sono validamente assunte nei competenti organi degli stessi senza necessità di ulteriori deliberazioni, preventive o successive, da parte degli organi degli enti locali”. Questo, in altri termini, significa che i Consigli comunali eletti dai cittadini ed il controllo delle minoranze ivi rappresentate sarà completamente bypassato da questi organismi di secondo livello in cui i Piccoli Comuni non hanno alcun potere decisionale a causa del perverso meccanismo del voto ponderato.
Eppure, la richiamata Risoluzione del Parlamento Europeo pone più volte l’accento “sull’importanza di una governance aperta, democratica e partecipativa” ricordando che “la scelta di riassegnare i servizi idrici ai Comuni dovrebbe continuare ad essere garantita in futuro senza alcuna limitazione e può essere mantenuta ne/l’ambito della gestione locale” (p. 46) ed accogliendo con favore “gli sforzi efficaci di alcuni Comuni volti a rafforzare la partecipazione pubblica al miglioramento della prestazione di servizi idrici e alla protezione delle risorse idriche e ricorda che le istituzioni locali svolgono un ruolo importante nel processo decisionale per quanto riguarda le gestione delle acque”.
Il tema della gestione idrica, peraltro, è tuttora oggetto di grandi dibattiti e di importanti riflessioni, oltre che di due significative proposte di legge tuttora all’esame del Parlamento (primi firmatari Realacci-Terzani e la già citata Daga) che prevedono radicali innovazioni in linea con i principi europei sopra enunciati. L’applicazione tout court dello Sblocca Italia, invece, renderebbe inutili e superate anche queste ultime ipotesi legislative che, non a caso, considerano deroghe specifiche per i Piccoli Comuni ed una rivisitazione generale del modello di gestione del servizio idrico così come oggi delineato.
Signor Presidente,
per tutto quanto sopra rappresentato, Le chiedo di farsi promotore a livello politico ed istituzionale di una nuova fase d riflessione sulla gestione del Servizio Idrico Integrato in Puglia (prima che taluni processi si compiano con effetti irreversibili per i Piccoli Comuni) e di ogni utile azione per assicurare in ogni caso la
1. Gestione pubblica dell’acqua
Attraverso il recepimento delle indicazioni referendarie del 2011 e l’eliminazione nella normativa regionale di ogni riferimento a possibili partecipazioni di soggetti privati in qualsiasi segmento del servizio idrico.
2. Tariffe dell’acqua più basse
Ad esempio, attraverso l’immediato recepimento nell’ordinamento italiano della Sentenza della Corte Europea n. C-525/12 che ha sancito che non è obbligatorio per gli Stati membri il recupero totale dei costi di investimento e di gestione del servizio idrico in tariffa. Attraverso l’immediato recepimento nell’ordinamento italiano della “Risoluzione” del Parlamento Europeo che invita gli Stati membri, piuttosto che a caricare tali costi sulla tariffa, a sostenere economicamente i Comuni con assistenza tecnica, finanziamenti e prestiti agevolati per il rinnovamento e la manutenzione della rete idrica senza il ricatto che tali finanziamenti siano subordinati alla cessione delle reti o della gestione del servizio idrico. Attraverso l’immediata modifica delle Leggi Regionali che, in contrasto con la citata Sentenza, prevedono che anche parte dei costi di gestione e di investimento siano caricati sulla tariffa. Attraverso l’introduzione di una quota pro-capite minima giornaliera di acqua totalmente gratuita, di un sistema di proporzionalità delle tariffe e l’accoglimento della raccomandazione dell’ONU che prevede che i pagamenti per i servizi idrici, ove siano previsti, debbano ammontare al massimo al 3% del reddito familiare
3. Più democrazia e partecipazione nel governo dell’acqua
Ovvero che il Servizio Idrico Integrato preveda il riconoscimento e la promozione delle autonomie locali ed il rafforzamento dei controlli dei cittadini e del rapporto di responsabilità politica tra amministratori ed amministrati. Ad esempio, attraverso l’immediata sospensione dell’attuazione dell’art. 7 della Legge n. 164/2014, l’abrogazione della stessa e l’abrogazione della norma della Legge di Stabilità 2015 che permette agli Enti di Governo di assumere decisioni immediatamente vincolanti per i Comuni senza il passaggio nei Consigli comunali. Attraverso, più in generale, una totale revisione della normativa in materia che riconosca le peculiarità dei Piccoli Comuni ed ampli la possibilità di una loro gestione diretta anche a quelli con popolazione fino a 3.000 abitanti (così come previsto ad esempio nel disegno di legge Realacci o dal Collegato Ambientale recentemente approvato). Attraverso l’eliminazione di ogni disposizione normativa, anche regionale, che ammette in varie forme e modalità la partecipazione privata al Servizio Idrico Integrato (nel rispetto del referendum del 2011).
Confidando nella Sua nota sensibilità, sin da ora La ringrazio ed ossequio.
Gianfilippo Mignogna
Sindaco di Biccari FG