Il personaggio è noto. Il gusto tutto toscano per la battuta, la capacità di sorprendere in bene ed in male, la bischerata sempre in canna. Non è il caso, perciò, di attardarsi in ritratti, analisi e biografie in cui già si cimentano avversari e leccaculo con obiettivi naturalmente opposti.
A chi, tuttavia, avesse ancora bisogno di conferme sulla straordinarietà (o sfacciataggine) di Matteo Renzi consiglio la lettura della sua ultima e-news, la numero 413 dello scorso 15 febbraio.
Mentre è in volo per Buenos Aires, il Presidente del Consiglio ci parla di tutto. Ringrazia per i likes ed i commenti ricevuti come un adolescente qualsiasi. Torna sugli effetti positivi de Jobs Act e sugli 80 euro. Scrive del top manager Diego Piacentin che lascia Amazon per essere per i prossimi due anni il Commissario per il Digitale e l’Innovazione. Incredibilmente, riesce a parlare anche di Borja Valero e Babacar (poi non dite che mi sta antipatico), di Carlo Conti, Virginia Raffaele e tutto il baraccone di San Remo.
Potrebbe anche bastare. Ed invece no. Tra riforme e campionato, statistiche e festival – non si capisce bene a che proposito – piazza anche questa frase: “come sempre gli amministratori dei piccoli comuni sono i più dotati di buon senso di tutti”.
E qui proprio non ce la faccio. Passi per le battutine sull’Inter, ma questi complimenti agli amministratori dei Piccoli Comuni, in questo momento e in mezzo a tutto quello che sta succedendo, mi puzzano troppo di sfottò. L’ennesima, di questo ex rottamatore capace, dall’ “enericostaisereno” in giù, di fare esattamente e puntualmente il contrario di quello che dice. Perciò c’è seriamente da preoccuparsi.
Difatti, non passa giorno senza che questi amministratori così assennati non vengano considerati uno spreco da tagliare da parte di autorevoli membri del suo partito o del suo governo.
Se davvero Renzi pensasse quello che ha scritto ad alta quota nel suo nuovo mega-aereo, domani stesso, da segretario del Partito Democratico dovrebbe comandare ai suoi venti deputati firmatari della Proposta di Legge Lodolini di ritirare immediatamente quel testo aberrante secondo cui “un Comune non può avere meno di 5.000 abitanti”. Immediatamente dopo, col suo piglio decisionista dovrebbe imporre a Serracchiani e Rossi (presidenti delle regioni Friuli Venezia Giulia e Toscana) di interrompere, seduta stante, tutti i processi di fusione forzata portati avanti in quelle regioni con metodi neanche lentamente democratici. Potrebbe chiedere al compagno Delrio di smetterla di fare leggi pasticciate come quella sulla finta abolizione delle Province o sulla gestione associata obbligatoria delle funzioni comunali (buone per ispirare i film di Zalone). Per coerenza, dovrebbe stoppare il collega di partito Ricci che, in qualità di Vice Presidente dell’ANCI, propone a destra e manca di introdurre ambiti territoriali omogenei entro cui far unire o fondere i Piccoli Comuni. Al contrario, dovrebbe incalzare i suoi parlamentari per approvare in tempo utile il disegno di legge dell’On. Mura (sempre del suo partito) contro lo spopolamento dei Piccoli Comuni. E, soprattutto, chiudere definitivamente la stagione dei tagli, degli scippi, dei fondi di solidarietà al contrario e dell’accanimento burocratico nei confronti di amministratori che forse hanno l’unica colpa di essere troppo liberi e troppo legati ai loro territori.
È troppo? Allora almeno metta agli atti una sua dichiarazione sui Piccoli Comuni. Dica chiaramente che non intende chiuderli, accorparli o fonderli. Ma che anzi, li vuole aiutare e sostenere. Oppure, visto che lui non fa le cose normali, provi, tra un viaggio intercontinentale e l’altro, a visitare un Piccolo Comune montano o rurale (magari del Sud) per capire che significa servire lo Stato nei posti in cui il primo assente è proprio lo Stato. Oppure trovi il tempo per ascoltarli questi Sindaci di frontiera, magari in una chiacchierata a Palazzo Chigi.
Chissà, può essere che il buonsenso sia contagioso.