Da oggi sto meglio. So che esistono anche i Popolari Liberali. Non lo sapevo e, giuro, era una mia lacuna. Se ne sentiva il bisogno, comunque. Da quello che ho capito, al Senato, dovrebbero essere in quattro. Nel paese, non so. Quaglieriello, Giovanardi, Augello e Compagna. Insieme, quasi cento anni di presenza in Parlamento o nei Consigli regionali di appartenenza, con tanto di indennità e vitalizi in formato extralarge. E, sempre in gruppo, almeno una ventina di formazioni politiche alle spalle. Tutte nate per il nostro bene, s’intende.
L’altro giorno hanno addirittura alzato la voce. Hanno presentato 7 emendamenti alla Legge di Stabilità minacciando il Governo: o vengono accettati oppure la legge non avrà il loro consenso con conseguente “interruzione del rapporto organico di sostegno alla maggioranza e al Governo”. Mica niente. Immagino la paura di Renzi.
Vi risparmio tutte le menate sui provvedimenti, sulla legge che è troppo di sinistra o troppo di destra, sulle percentuali di risparmio GA-RAN-TI-TO!, sulle nuovissime ricette economiche e sull’esigenza di eliminare – matupensa – i “gangli in cui si annidano le più ampie sacche di statalismo, clientelismo, opacità, spreco, inefficienza e corruzione”.
Vado subito al sodo.
Per “prosciugare la spesa pubblica, ridurre il debito e combattere la corruzione”, i magnifici quattro propongono, tra le altre cose, la fusione dei Comuni sotto i 3 mila abitanti “lasciando agli stessi la facoltà di mantenere i municipi a salvaguardia dei campanili come patrimonio identitario del Paese”.
Che idea geniale! Come abbiamo fatto a non pensarci prima!?
E poi, quanta grazia … I Popolari – da veri liberali – ci lascerebbero anche delle facoltà!
Come a dire: fusi, ma non troppo.
Ora, non credo di essere all’altezza di rispondere seriamente a questi quattro statisti che da decenni lavorano al bene comune scrivendo pagine memorabili della prima e della seconda Repubblica italiana.
Né sono io a dovermi incaricare di mandargli i tanti rapporti della Corte dei Conti sul fallimento delle aggregazioni forzate dei Piccoli Comuni o i dati sui disastri già causati ai cittadini dalle loro presunte riforme sulle Province.
Ancor meno ho titolo per provare ad elencare i veri sprechi italiani. Dai finanziamenti ai partiti ed ai loro giornaletti, fino alle pazzie delle Regioni.
Figuriamoci, poi, se mi azzardo a fare ragionamenti sulla democrazia, la coesione sociale del territorio, la necessità di presidiare tutte le aree della penisola, la Costituzione che riconosce (ancora) le autonomie locali. Tutta roba molto più grande di me.
Da buon elettore a sovranità limitata e da Sindaco eletto e non ancora soppresso mi limito a prendere atto della loro preziosa esistenza.
Per starne alla larga, ovvio.
PS: scherzi a parte, c’è da preoccuparsi. Il fronte del Pensiero Unico si allarga sempre di più e, come le peggiori mode, arruola tutti. Soprattutto quelli che vogliono restare a galla, aggrappandosi al politicamente corretto ed ai poteri forti.