Come ho sottolineato la scarsa attenzione al tema dei piccoli comuni e delle aree interne nel dibattito parlamentare sulla fiducia che ha sancito la nascita del Conte Bis (https://melascrivo.it/piccoli-comuni-e-nuovo-governo-come-andra/ ), allo stesso modo registro, questa volta positivamente, le significative parole del nuovo ministro per il Sud Peppe Provenzano e del suo più esperto collega Franceschini tornato ai Beni Culturali.
Quello di Provenzano è stato decisamente un buon inizio. Nelle primissime uscite pubbliche, infatti, ha più volte ribadito la centralità che la Strategia Nazionale delle Aree Interne avrà nell’attività del suo Ministero, spiegando di voler mettere più soldi e di voler superare “i lacci burocratici che finora hanno tarpato le ali alla SNAI“.
“Al centro delle politiche di sviluppo e coesione deve esserci il tema della diffusione dello sviluppo dell’opportunità e del benessere, per ricucire le fratture e rispondere a un’insicurezza dettata da shock di natura economica, demografica, da crisi ambientali e disastri naturali ma dovuti spesso a una mancanza di politica e attenzione ai luoghi, a come si organizza la convivenza e il futuro“, ha affermato ancora il Ministro Provenzano.
Al di là di quella che potrebbe apparire come una dichiarazione programmatica di rito, quello che colpisce è la profondità del ragionamento del Ministro che ha detto di vedere nel Dicastero:
“un Ministero dei luoghi, attraversati, in Italia, da fortissime disuguaglianze economiche, sociali, di godimento di diritti di cittadinanza che sono alla base, poi, delle disuguaglianze territoriali e regionali a partire da quella che ritengo ancora attuale tra Nord e Sud, fino a quelle tra città ed aree interne”
Parole importanti che hanno trovato una conferma autorevole in quelle del ministro Franceschini:
“Uno degli impegni che il nuovo governo deve assolutamente avere in cima agli altri è la valorizzazione delle aree interne, che sono la forza di questo Paese dal punto di vista di tutela dell’identità e della cultura ma hanno anche uno straordinario potenziale turistico”.
“L’Italia – ha continuato il ministro – deve avere la consapevolezza nei prossimi anni che alcuni luoghi che attraggono di più il turismo internazionale hanno già oggi problemi di tenuta. Quindi la possibilità di crescere nell’accoglienza turistica passa attraverso la valorizzazione di infiniti luoghi, borghi, città d’arte di cui le aree interne sono assolutamente colme”.
Adesso, però, è necessario far “fruttare” queste dichiarazioni così significative. Le Aree Interne sono chiamate ad essere protagoniste, a far sentire la propria voce, a dettare immediatamente l’agenda dei Ministri. Non c’è abbastanza tempo per aspettare che dalle parole si passi ai fatti.
E’ il momento di battere il ferro se, come sembra, è davvero caldo.