“Il paese X ha oggi meno di 1.500 abitanti. Ha vissuto la decadenza e lo spopolamento dopo epoche floride. Conseguenza: i giovani se ne vanno“.
Scommetto che al posto della X tutti noi saremmo tentati di mettere un qualsiasi paese del Mezzogiorno. Dalle nostre parti poi, abitante più abitante meno, un borgo qualunque dei Monti Dauni.
E’, invece, il paese è Castell’Azzara, provincia di Grosseto, Toscana. Il giochino serve a capire che lo schema Nord – Sud è qualcosa che ci porta fuori strada, che rischia di essere solo una semplificazione di comodo. Un ritornello stantio da ripetere senza pensare. Ed invece qui occorre pensare, riflettere, studiare. Eccome, se occorre.
Già perché la Strategia nazionale delle Aree Interne (SNAI) insegna, tra le altre cose, che il vero grande tema socio-economico della nazione ruota attorno al rapporto tra aree urbane ed aree rurali, tra città e paesi, tra pianura e montagna.
Ed insegna anche che da Nord a Sud c’è solo una possibilità per i piccoli comuni in via di spopolamento: ripartire dai propri abitanti, dall’identità comune, dal capitale umano. Senza la comunità locale, non ci sono finanziamenti o leggi speciali che tengano.
Ed allora non può essere un caso che anche Castell’Azzara, 815 metri sul livello del mare, stia immaginando il rilancio del proprio territorio attraverso l’istituzione di una Cooperativa di Comunità. Un soggetto in grado di implementare progetti di sviluppo economico attraverso il turismo, la trasformazione di prodotti agricoli del territorio, la riqualificazione del patrimonio naturale e la valorizzazione dei beni pubblici (un pò come stiamo cercando di fare a Biccari).
Lo ha detto chiaramente il sindaco Fosco Fortunati in un recente incontro: “La novità di questa iniziativa che mi vede in prima linea con il Consiglio Comunale, è la partecipazione popolare alla costruzione di una nuova economia locale, in una Comunità che si scuote e riprende le redini del proprio futuro”.
Scuotersi e riprendere le redini del proprio futuro. Senza aspettare robe calate dall’alto che neanche arrivano più, ma iniziando a far leva sulle risorse endogene del territorio. Ribaltando il punto di vista tradizionale e provando a ripensare i punti di debolezza come potenziali punti di forza, come generatori di opportunità.
Provare, quindi, a ricominciare attraverso la partecipazione e la capacità di “farsi” Comunità, passando dalla inconsapevole e passiva condivisione di un luogo alla convinta adesione ad un progetto di sviluppo, ad un’idea di futuro, ad una prospettiva.
Perciò non è un caso che, nella stessa occasione, Sabrina Lucatelli, coordinatore del Comitato Tecnico Aree Interne, abbia ribadito l’interesse verso lo strumento delle Cooperativa di Comunità e la possibilità che possa diventare un vero e proprio modello da mettere in rete con altre Aree Interne come quelle “dell’Appennino Reggiano e dei Monti Dauni“.
Questi input, peraltro, fanno il paio con la bellissima giornata recentemente organizzata da Legacoop Puglia nell’ambito della Fiera del Levante che ha aiutato il racconto e l’incontro di tante belle energie pugliesi ed il presidente Carmelo Rollo annunciare novità interessanti per tutti quelli che credono che “da soli non c’è storia“.
Tocca stare sul pezzo, quindi.
La strada è sicuramente difficile, ma pare proprio quella giusta.
(per maggiori info rinvio all’articolo di luca martinelli su http://community-pon.dps.gov.it/areeinterne/castellazzara/)